La procura generale russa ha ordinato agli investigatori di far cadere l'accusa di omicidio contro le tre giovani sorelle responsabili di aver ucciso il padre che le sottoponeva a violenze fisiche e psicologiche.

L'uomo, ucciso nell'estate del 2018 e ritenuto un eroinomane legato al mondo criminale, secondo quanto dichiarato dalla difesa sottoponeva le ragazze a ripetuti abusi sessuali.

E le sorelle, che all'epoca dei fatti avevano rispettivamente 17,18 e 19 anni, hanno affermato che nel giorno dell'omicidio il padre le aveva minacciate con un coltello nel loro appartamento vicino all'autostrada Altufievskoe, a Mosca. A quel punto una di loro aveva afferrato il coltello e aveva iniziato a pugnalarlo, insieme alle altre due. L'uomo aveva poi provato a fuggire dall'appartamento ma era stato inseguito e accoltellato ancora fino a quando non era morto vicino all'ascensore.

Kristina, la maggiore delle tre sorelle, aveva dichiarato alla polizia al momento dell'arresto: "Lo odiavamo e volevamo che sparisse o non averlo mai conosciuto".

Ora, dunque, la decisione della Procura, che ha deciso di classificare il caso come legittima difesa.

All'epoca dei fatti l'episodio aveva diviso la società russa, fra chi condannava le giovani e chi puntava il dito contro il sistema legale russo, incapace di difendere adeguatamente le vittime di abusi e violenze in famiglia.

(Unioneonline/v.l.)
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