Si aggrava il bilancio delle proteste iniziate giovedì in Iraq: i morti ora sono 42.

Ieri dodici persone hanno perso la vita in seguito a un incendio fatto divampare all'interno di un ufficio di una potente milizia a Diwaniyah, nel sud del Paese. Questa mattina, invece, i dimostranti si sono radunati nella capitale Baghdad dopo che, all'inizio del mese, la contestazione antigovernativa era stata repressa con la violenza causando più di 100 vittime.

La polizia ha usato gas lacrimogeni e proiettili in gomma ferendo diverse persone.

I manifestanti contestano l'alto tasso di disoccupazione e la corruzione della classe politica.

Secondo l'organizzazione non governativa Transparency International, l'Iraq è il secondo produttore al mondo di petrolio, ma anche il 13esimo più corrotto.

La prima fase delle mobilitazioni era iniziata ai primi del mese proprio nella capitale e a Nassiriya a cui era seguita una repressione col pugno di ferro da parte delle forze dell'ordine.

Nonostante la linea dura, però, la popolazione continua a scendere in piazza a protestare.

(Unioneonline/M)
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