Il processo di pace in Afghanistan appare impantanato più che mai e, in una terra martoriata da decenni di guerre, gli elettori sono chiamati domani alle urne per le elezioni presidenziali.

È la quarta volta dal 2001, dalla caduta del regime dei Talebani.

Il presidente uscente Ashraf Ghani punta alla riconferma, per riaffermare la sua autorità al cospetto dei detrattori e dopo la proroga del mandato ormai scaduto da tempo. L'eterno rivale numero uno è il chief executive officer Abdullah Abdullah, "alleato scomodo" di Ghani nel cosiddetto governo di unità nazionale che accusa il presidente di essere "un ostacolo per la pace" perché vuole "restare ai vertici".

Sul voto pesano però le minacce del movimento fondato dal mullah Omar, che lo considera un "complotto per ingannare la gente", e la campagna elettorale è stata segnata da sanguinosi attacchi.

Negli ultimi otto giorni, ha scritto mercoledì il Washington Post, almeno 58 civili sono morti per mano dei Talebani. Secondo il quotidiano, il voto rischia di essere più insanguinato di quanto si possa drammaticamente immaginare.

L'incognita sicurezza, in Afghanistan, porta infatti anche il nome dell'Isis e di al-Qaeda.

(Unioneonline/v.l.)
© Riproduzione riservata