L'America fa "mea culpa" dopo i 30 morti di El Paso in Texas e di Dayton in Ohio. E questa volta a condannare senza esitazione il razzismo, il suprematismo bianco e ogni tipo di intolleranza è proprio Donald Trump, che chiede addirittura una legge che introduca la pena di morte per chi compie stragi di massa e crimini d'odio.

Dopo le stragi delle ultime ore e le pagine web del presunto attentatore inneggianti a Trump, il presidente è tuttavia al centro della bufera: parlando alla nazione in diretta tv dalla Casa Bianca ha elencato le cause di un fenomeno sempre più inquietante in America, dando la colpa al clima di violenza alimentato dalle fake news, dai social media, persino dai videogame.

E se in un tweet di poche ore prima il tycoon aveva almeno evocato un giro di vite sui controlli, i cosiddetti "background check" per verificare se chi acquista pistole o fucili abbia precedenti penali o soffra di disturbi psichici, nessun accenno ad una proposta concreta rivolgendosi agli americani.

Barack Obama, in un lungo post sui social, ha invece attaccato duramente, pur senza mai citarlo, il tycoon: "Basta leader che alimentano paura e odio o tendono a minimizzare il razzismo. Leader che demonizzano coloro che non ci assomigliano e suggeriscono come gli immigrati minacciano il nostro modo di vivere o che l'America appartiene solo a un certo tipo di persone".

Monta nel frattempo l'ira del Messico. Il presidente e il ministro degli esteri hanno promesso di avviare azioni legali contro l'amministrazione Trump, accusata di aver fallito nel proteggere i cittadini messicani negli Usa: almeno nove quelli uccisi dal killer di El Paso.

(Unioneonline/v.l.)
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