È stato condannato a otto anni di carcere uno degli uomini che nel 2013 hanno sequestrato e violentato una ragazza italiana a Malta.

Durante le indagini si era proclamato innocente salvo poi, un mese fa, cambiare versione e raccontare come sono andate le cose.

Valeria (così la chiameremo), residente a La Valletta, all'epoca aveva 20 anni.

Una sera di marzo di sei anni torna a casa dopo aver passato alcune ore a Paceville insieme al fratello, alla fidanzata e a un altro parente. Mentre è da sola per strada viene avvicinata da una Kia Mentor con a bordo quattro somali. Afferrata, viene infilata in macchina e portata via. Inutili i tentativi di chiamare il fratello: il cellulare glielo sequestrano.

Col trascorrere del tempo, due degli uomini si allontanano, in disaccordo con quanto stava accadendo. Ma i momenti di tensione continuano, tanto che Valeria viene anche afferrata per la gola, mentre cerca di scendere dall'auto ferma a un semaforo, e uno dei responsabili le urla: "Italiana ora muori".

Per cercare di convincerli a liberarla, la ragazza offre ai sequestratori l'unico oggetto di valore che ha con sé, l'anello di fidanzamento. Ma a nulla serve quel gesto. Liban Hussein Mohamud e Abdiraman Abukar la stuprano ripetutamente poi la lasciano in mezzo alla strada e se ne vanno.

Lei riesce a raggiungere la fabbrica della Playmobil, dove trova un guardiano notturno che le presta i primi soccorsi.

I somali, entrambi 26enni residenti a Floriana, vengono arrestati e si dichiarano innocenti. Messi in carcere, viene loro negata la libertà su cauzione.

Ma un mese fa Mohamud decide di dichiararsi colpevole di violenza, stupro, resistenza all’arresto e guida senza patente e assicurazione. Per lui il rito abbreviato con la condanna a otto anni e mezzo, di cui cinque già scontati, e una multa di 2329 euro.

(Unioneonline/s.s.)
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