La Spagna torna alle urne per le elezioni politiche anticipate a tre anni da quelle vinte da Mariano Rajoy.

E stando alle previsioni neanche questa volta dal voto uscirà un vincitore assoluto, ragion per cui si profila una lunga fase di trattative per arrivare alla formazione di un esecutivo. Il tutto con la crisi catalana sempre lì, sullo sfondo, e lontana dall'essere risolta, con alcuni politici indipendentisti ancora in carcere.

Grande favorito è il socialista Pedro Sanchez che, come detto, non avrà tuttavia i numeri per governare da solo. E allora potrebbe allearsi con la sinistra radicale di Podemos e alcuni movimenti locali, compresi quei separatisti catalani di cui tuttavia preferirebbe fare a meno.

"Non ho mai rifiutato una coalizione con Podemos", ha dichiarato Sanchez a "El Pais", rompendo gli indugi e lanciando un segnale al partito di Pablo Iglesias, che aveva lamentato la poca chiarezza del premier uscente.

Dall'altra parte il partito guida è quello dei popolari, il cui leader è Pablo Casado, successore di Mariano Rajoy. Difficile che riesca a vincere le elezioni e andare al governo, ma ieri per la prima volta ha aperto esplicitamente alla possibilità di un'alleanza con Vox, il partito di estrema destra di Santiago Abascal per cui fanno il tifo Matteo Salvini e Giorgia Meloni.

Secondo i sondaggi, che prevedono un ottimo risultato, Vox potrebbe ottenere una trentina di seggi. Ma Sanchez ammonisce: "Potrebbero essere di più, guardate quanto accaduto in Finlandia. Il vostro voto conta".

C'è poi Ciudadanos, partito liberale tendente a destra. Qualcuno parla anche di una possibile coalizione con Sanchez, ma Ciudadanos preferisce i conservatori di Pablo Casado. Il nodo da sciogliere riguarda Vox: difficile che l'estrema destra sovranista possa governare assieme a Ciudadanos, che è un partito fortemente europeista.

"Vox e Ciudadanos, che abbiano dieci seggi o 40, avranno l'influenza che vorranno avere, per entrare nel governo e decidere la legislatura", ha detto Casado, aprendo per la prima volta all'eventualità di un governo con l'estrema destra sovranista.

Difficile fare previsioni, prima di vedere i numeri. Anche perché Albert Rivera, leader di Ciudadanos, è noto per cambiare spesso e volentieri idea sulle alleanze.

Domenica sono circa 37 milioni gli spagnoli chiamati alle urne. Il voto, come ovunque in Europa, è caratterizzato dall'irruzione nel sistema politico dell'estrema destra. E dal rischio di uno stallo politico post elettorale.

Come d'altronde è già accaduto. A giugno 2016 le elezioni vinte da Mariano Rajoy, caduto per una mozione di sfiducia in seguito a uno scandalo corruzione che ha colpito i popolari. Poi è arrivato il momento di Sanchez, che è stato bocciato sul bilancio. Proprio dai separatisti catalani. Vedendosi così costretto a indire elezioni anticipate.

Numeri e previsioni a parte, una cosa è certa. Per la prima volta dalla morte del dittatore Franco, nel Parlamento spagnolo tornerà l'estrema destra.
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