Come in ogni storia dell'orrore che si rispetti, anche nel terribile attentato in cui 49 persone sono morte in Nuova Zelanda c'è un eroe.

Si chiama Rashid Maeem e si prendeva cura di una delle due moschee prese di mira, quella di Linwood. Ha fermato e disarmato Tarrant a mani nude. Ferito gravemente, è morto nella notte in ospedale.

Maeem, originario di Abbottabad, in Pakistan si era trasferito a Christchurch dove aveva trovato lavoro come insegnante. In quella moschea è rimasto ucciso anche suo figlio Talha. E lui, anche se già gravemente ferito, quando si è trovato di fronte Tarrant, lo ha affrontato a mani nude e gli ha strappato il mitra dalle mani. Ha cercato anche di inseguirlo e sparargli con la sua stessa arma, ma non ci è riuscito così il killer ha avuto il tempo di scappare.

È stato uno dei sopravvissuti, Syed Marzharuddin, a raccontare le gesta eroiche dell'uomo al "New Zeland Herald".

Una storia a lieto fine riguarda invece la nazionale di cricket del Bangladesh. Gli sportivi erano attesi in moschea per la preghiera del venerdì, ma sono arrivati in ritardo.

Un ritardo provvidenziale, visto che - uditi gli spari da fuori - sono tornati in albergo sfuggendo così alla carneficina. "Se fossimo arrivati tre o quattro minuti prima probabilmente saremmo stati all'interno della struttura", ha raccontato l'accompagnatore della squadra.

(Unioneonline/L)
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