Non ha un nome, non ha nemmeno un volto, ma a quattro anni dalla sua morte, ingiusta, nelle acque del Mediterraneo, finalmente si parla di lui e di quella pagella, che portava cucita nella tasca della giacca.

Merito di Cristina Cattaneo, medico legale del laboratorio Labanof, che ha raccontato la sua storia in "Naufraghi senza volto" (Cortina Editore).

Il ragazzo, del Mali, è uno dei naufraghi del barcone colato a piccolo il 18 aprile del 2015: 58 furono le vittime accertate, centinaia di persone rimasero disperse.

Il suo corpo fu recuperato, e subito riconosciuto dai medici come molto giovane. "Si sentiva che pesava meno degli altri", racconta Cattaneo nel libro.

"Mentre tastavo la giacca, sentii qualcosa di duro e quadrato. Tagliammo dall'interno per recuperare, senza danneggiarla, qualunque cosa fosse. Mi ritrovai in mano un piccolo plico di carta composto da diversi strati. Cercai di dispiegarli senza romperli e poi lessi: 'Bulletin scolaire' e, in colonna, le parole un po’ sbiadite 'mathematiques, sciences physiques…'. Era una pagella. 'Una pagella', qualcuno di noi ripeté a voce alta".

"Pensammo tutti la stessa cosa, ne sono sicura: con quali aspettative questo giovane adolescente del Mali aveva con tanta cura nascosto un documento così prezioso per il suo futuro, che mostrava i suoi sforzi, le sue capacità nello studio, e che pensava gli avrebbe aperto chissà quali porte di una scuola italiana o europea, ormai ridotto a poche pagine scolorite intrise di acqua marcia?".

"La pacchia", il titolo della vignetta che gli ha dedicato Makkox.

(Unioneonline/D)
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