Un'operazione condotta dagli 007 italiani in tandem con l'Interpol e con il prezioso supporto della polizia boliviana. Così si è arrivati alla cattura di Cesare Battisti, dopo anni e anni di intercettazioni e pedinamenti.

Ad avere un ruolo centrale, però, un agente del luogo, che si è ritrovato nel bel mezzo della cattura con la figlia di pochi anni sui sedili posteriori della sua macchina.

"Davanti – ha raccontato ai giornalisti – c'era Cesare Battisti sul marciapiede. Ho guardato intorno, c'erano due ragazzi in motocicletta, mi sono qualificato, poi ho ordinato di mettersi di traverso e bloccare il traffico".

Una mossa forse azzardata, come lo stesso agente ha pensato più tardi quando all'identificazione dei due ha scoperto si trattava di colombiani.

"Allora ho pensato – ha proseguito – che idiota, sono due sicari che proteggono Battisti…Adesso uccidono me e poi mi uccideranno la bambina".

Per fortuna i due non erano al soldo di nessuno, e così lui ha avvicinato Battisti e gli ha puntato in faccia la sua Beretta calibro 9 da quindici colpi.

Anche uno degli agenti italiani coinvolti nella cattura, "Rosco", ha raccontato di quei concitati momenti in un'intervista rilasciata al "Quotidiano nazionale".

"Non si aspettava di essere preso – ha spiegato riferendosi al terrorista superlatitante - assolutamente: passeggiava sicuro, confidando nella protezione degli occhiali da sole e del pizzetto. O forse, pensava che la rete dei supporter, i fiancheggiatori sparsi per tutto il Brasile, lo avrebbe reso immune" ancora per molto tempo.

Non ha nemmeno avuto il tempo di realizzare, perché "è stato subito trascinato a terra". Nonostante la resa, il terrorista ha comunque mantenuto secondo "Rosco" un "atteggiamento sprezzante", lo stesso che è emerso dalle immagini al momento dell'arrivo in Italia.

(Unioneonline/v.l.)
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