Un azionista di Google, James Martin, ha fatto causa al Consiglio di amministrazione di Alphabet, la casa madre del colosso big tech, con l'accusa di aver coperto casi di molestie sessuali all'interno della società concedendo buonuscite spropositate ad alcuni dipendenti sospettati di abusi.

I fondatori, Larry Page e Sergey Brin, insieme a tutto il resto del board, avrebbero messo in atto "uno schema andato avanti per anni per nascondere molestie sessuali e discriminazioni ad Alphabet".

Del caso si era occupato nel novembre scorso un'inchiesta del "New York Times", secondo cui nel 2014 il creatore di Android, Andy Rubin, avrebbe beneficiato di una liquidazione da 90 milioni di dollari dopo le accuse mosse da una dipendente.

La donna aveva rivelato di essere stata obbligata a praticargli del sesso orale.

Dopo la diffusione della notizia, il Ceo di Google, Sundar Pichai, aveva scritto una lettera destinata ai dipendenti in cui affermava di aver licenziato 48 lavoratori - tra cui 13 dirigenti - perché sospettati di essere responsabili di molestie.

Nel documento, si era inoltre impegnato a seguire "una linea sempre più dura" sulle condotte in azienda.

In seguito alle rivelazioni di Pichai, alcuni impiegati del colosso delle sedi di Londra, Tokyo, Singapore, Berlino e Zurigo avevano indetto uno sciopero per chiedere alla società di cambiare il suo atteggiamento davanti agli episodi di abusi e discriminazioni di genere.

(Unioneonline/F)
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