Riflettori puntati su Londra e in particolare sul Palazzo di Westminster dove Theresa May ha spiegato le ragioni del rinvio della ratifica parlamentare del negoziato sulla Brexit, dopo aver convocato un Consiglio dei ministri d'emergenza.

Nel discorso alla Camera, la Premier britannica ha ammesso che le modifiche apportate al cosiddetto "backstop" - la permanenza nell'unione doganale comunitaria dell'Irlanda del Nord - "non offrono le rassicurazioni necessarie a un numero sufficiente di colleghi" e ha confermato di voler tornare a Bruxelles per rivedere i punti controversi dei negoziati con i leader Ue.

Una doccia fredda e un ulteriore stop nel percorso a ostacoli verso la Brexit.

E il rinvio conferma i timori dei conservatori circa una bocciatura interna degli accordi sulla Brexit, che avrebbe messo a rischio la sopravvivenza dello stesso governo in carica.

Meglio prendere tempo, quindi, e tornare a Bruxelles per rivedere i punti più contestati, e in particolare il nodo del "backstop", che, mantenendo senza un limite temporale preciso l'Irlanda del Nord entro il mercato comune europeo, comporterebbe una perdita di sovranità britannica inaccettabile per gran parte del mondo politico.

Intanto, il rinvio del voto ha placato i mercati, che stamattina avevano registrato un crollo della sterlina a 1,1 euro.

Dal canto suo, l'Europa ha reagito alla decisione di Theresa May in modo piuttosto tranchant, e attraverso un portavoce della Commissione Ue ha fatto sapere che "la decisione spetta interamente alla Gran Bretagna", ma che non rinegozierà l'accordo, "il solo possibile".

A complicare ulteriormente la situazione c'è stato nei giorni scorsi anche il parere della Corte di Giustizia europea, che ha aperto la strada a un possibile ripensamento della società britannica in merito alla Brexit: "Quando un Paese membro ha notificato al Consiglio europeo la sua intenzione di ritirarsi dall'Unione Europea, come ha fatto il Regno Unito, quel Paese membro è libero di revocare un modo unilaterale quella notifica".

Implacabili le opposizioni, con il leader laburista Jeremy Corbyn che considera conclusa la parabola della May e bolla come "disastroso" l'accordo concluso con Bruxelles. E sulla stessa linea si pone il Primo ministro sozzese Nicola Sturgeon, che lancia l'ipotesi di un voto di sfiducia al Governo conservatore.

(Unioneonline/b.m.)
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