Tre mesi in carcere per un sacchetto di zucchero a velo che gli agenti di polizia hanno ritenuto fosse metanfetamina, la droga resa famosa dalla serie tv "Breaking Bad".

È successo negli Usa, nello Stato della Georgia, la vittima è una 41enne di nome Dasha Fisher.

Fermata con la sua auto, gli agenti hanno subito pensato di perquisirla. In una borsa di colore blu hanno trovato un sacchetto di zucchero a velo (e con dello zucchero a velo all'interno) appartenente ai figli di un amico e lasciato in macchina.

La versione della donna non ha convinto gli agenti, che da una prima e molto approssimativa analisi hanno emanato la loro sentenza: è droga, presumibilmente metanfetamina.

La signora Fisher è stata subito ammanettata e portata alla stazione di polizia, dove è iniziato il suo lungo calvario.

"Pensavo sarei stata rilasciata il giorno dopo, 'questi sono pazzi', dicevo tra me e me. Quando ho visto che non era così, ho pensato che sarei uscita per il fine settimana, ma ancora niente. Mi dicevo tutti i giorni, 'domani mi libereranno'", ha raccontato ai media.

E invece, niente da fare, almeno per tre mesi, anche perché la donna non poteva permettersi di pagare la cauzione di un milione di dollari.

A tre mesi dall'arresto sono arrivati i risultati delle analisi approfondite, l'esito era proprio quello che la signora Fisher si attendeva: nessuna traccia di droghe nel sacchetto di zucchero a velo.

Un errore davvero clamoroso, una prigionia che la donna definisce "dolorosa" e che l'ha tenuta lontana da eventi importanti per la sua famiglia. "Non ho potuto assistere alla nascita dei miei nipoti, né stare accanto all'altra mia figlia che ha sofferto un aborto spontaneo. Non ero coi miei familiari quando loro avevano bisogno di me", ha raccontato.

"Non mi fido più delle autorità", dichiara la donna che ha deciso di farsi giustizia e chiedere un risarcimento.

Secondo il Washington Post non è l'unico caso del genere. In molti hanno denunciato arresti ingiustificati dopo che oggetti innocui sono risultati agli occhi degli agenti - e in base ad analisi rapide e del tutto inaffidabili - droghe.

La vicenda è datata, risale al Capodanno del 2016. Ma solo ora è stata resa nota, ora che è stato chiuso il processo a carico di Dasha Fisher, la cui posizione è stata archiviata. E ora che la donna ha raccontato la sua storia alla stampa e dichiarato che intende farsi giustizia.

(Unioneonline/L)
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