Theresa May vola a Bruxelles per definire gli ultimi dettagli prima di domani quando i leader della Ue, in un vertice straordinario, saranno chiamati ad approvare l'accordo che stabilisce i termini del divorzio tra Regno Unito e Ue e la dichiarazione politica sul futuro rapporto tra Ue e Gran Bretagna.

Potrebbe dunque concludersi tra poche ore il braccio di ferro tra Londra e Bruxelles sulla Brexit anche se, è bene precisarlo, tutto può ancora essere rimesso in discussione.

È il fronte interno infatti che preoccupa la premier inglese. A dicembre il Parlamento britannico dovrà votare l'accordo e potrà bocciarlo, anche se ha avuto l'ok delle parti, aprendo a scenari del tutto inediti.

Delle 585 pagine del "Withdrawal Agreement" le parti più dibattute sono quelle che riguardano l'Irlanda e Gibilterra.

Sull'Irlanda è stato previsto un "Joint Customs Territory", un Territorio doganale congiunto, come misura di salvaguardia, nel caso Regno Unito e Ue non riescano a trovare una soluzione permanente alla questione irlandese, durante il periodo di transizione post-Brexit. Gli euroscettici Tories temono che questo possa legare il Regno Unito per un tempo indefinito all'unione doganale Ue, impedendo così la stipula di accordi commerciali con i Paesi extra Ue.

La cosa non piace neanche all'Irlanda del Nord perché potrebbe comportare oneri maggiori in termini di controlli doganali e standard regolatori Ue.

Durante la settimana è anche riemersa con forza la questione di Gibilterra: la Spagna ha minacciato di imporre il veto se non ci saranno assicurazioni sul ruolo di Madrid in ogni futuro negoziato riguardante lo status della Rocca.

La premier May tiene duro e, a partire da lunedì, si lancerà in un tour del Regno Unito per spiegare l'accordo ai britannici e convincerli che l'alternativa, se il Parlamento non approverà, è "nessuna Brexit": in quel caso sarà stato Westminster a tradire il voto referendario. Non lei.

(Unioneonline/D)

LA QUESTIONE DI GIBILTERRA:

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