Il caso degli spilli nelle fragole vendute al supermercato in Australia arriva a una svolta. E una donna 50enne, identificata come presunta responsabile della contaminazione della frutta, rischia fino a dieci anni di carcere.

Il caso risale al mese di settembre scorsa, con un'ondata di segnalazioni che ha sconvolto il Paese.

Dopo i primi casi, il governo dello Stato australiano aveva offerto una taglia di 100mila dollari per ottenere informazioni che conducessero alla cattura dei responsabili.

Quindi le indagini si sono strette attorno alla figura di My Ut Trinh, il cui dna è stato trovato in un cestello di fragole in un supermercato vicino a Melbourne: la donna aveva compiti di supervisione dei raccoglitori per la grande tenuta della Berry Obsession, in Queensland, e secondo la stampa locale aveva espresso lagnanze per le condizioni di lavoro cui era sottoposta, confidando ad alcune persone la sua intenzione di far crollare gli affari dell'azienda.

La presunta responsabile è dunque comparsa davanti a un tribunale di Brisbane ed è imputata di sette reati di contaminazione di cibo, con una circostanza aggravante che porta la pena a un massimo di 10 anni.

(Unioneonline/v.l.)
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