La più grande inchiesta su abusi sessuali fino ad oggi mai realizzata in Nuova Zelanda nell'ambito dell'assistenza sociale, e che tocca anche le istituzioni religiose.

I fatti risalgono al periodo 1950-1999, un lasso di tempo in cui più di 100mila bambini e adulti neozelandesi sono stati ospitati in istituzioni statali e, appunto, religiose. Con un risvolto che nelle autorità statali desta non poche preoccupazioni: in moltissimi, infatti, hanno sporto denuncia per gravi abusi sessuali, fisici e psicologici.

"Ascoltare le voci di queste vittime è prioritario per il nostro governo - ha detto il primo ministro Jacinda Ardern - abbiamo un dovere morale".

Almeno due delle maggiori chiese neozelandesi hanno già accettato di collaborare con la commissione appositamente nominata, e l'inchiesta esaminerà tutte le forme di presunte violenze o inadempienze, tra cui "abusi fisici, sessuali, emotivi e psicologici e negligenza" nonché "cure inadeguate" oltre a "trattamenti impropri" che hanno causato gravi danni fisici o mentali alle persone.

L'indagine è stata accolta con favore anche dalla Conferenza neozelandese dei vescovi cattolici. "La nostra principale preoccupazione – ha commentato l'arcivescovo anglicano Philip Richardson - è verso coloro le cui vite sono state colpite da abusi. La nostra speranza è che si faccia chiarezza nell’interesse di tutti, a in particolare dei soggetti direttamente interessati".

La commissione si focalizzerà anche sui centri di detenzione per giovani, ospedali psichiatrici e orfanotrofi, nonché qualsiasi servizio di assistenza governativa affidato a istituzioni private.

Il via alle audizioni è previsto per gennaio 2019, con conclusione nel 2020. La relazione verrà consegnata nel gennaio 2023.

(Unioneonline/v.l.)
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