La piccola Denise Pipitone è scomparsa misteriosamente il 1° settembre 2004 da Mazara del Vallo. E’ stata vista l’ultima volta alle ore 11.35 mentre giocava nel garage-cucina con la nonna, mentre questa preparava da mangiare. La piccola si era accorta improvvisamente della presenza del cuginetto e gli è corsa dietro ma il cuginetto non l’ha vista. Da quel momento il buio.

La piccola Denise Pipitone svanisce nel buio e i riflettori di tutta Italia e di tutto il mondo vengono puntati su Via Domenico La Bruna, alla periferia della città, vicino al cimitero, dove ogni mercoledì mattina, a 500 metri in linea d’aria, si svolge il mercato rionale. Dov’è Denise? Chi l’ha portata via? Perché? Sono trascorsi 17 anni e la domanda rimane sempre la stessa.

Dopo la vicenda mediatica legata a Olesya Rostova, la ragazza russa che cercava le proprie origini attraverso la trasmissione TV “Lasciali Parlare” e che, dopo un lungo tira e molla tra l’avvocato Frazzitta e la tv russa, è stato appurato non essere Denise Pipitone, si è tornato a parlare del caso con molta attenzione.

Salvatore Spitaleri, ex RIS di Messina e biologo molecolare forense, si è occupato del caso di Denise Pipitone fin dall’inizio.

Lei è un biologo molecolare da venticinque anni. Quando si è occupato del caso di Denise Pipitone? Per quanto tempo?

"Ho prestato servizio al RIS dei Carabinieri a Messina per 25 anni, dal 1992 al 2017; nel lontano 1997 venne allestita al RIS la Sezione di Biologia Molecolare e fui chiamato a farne parte; eravamo dei pionieri, fino ad allora gli unici accertamenti biologici eseguiti su tracce forensi erano quelli del gruppo sanguigno e degli antigeni di membrana HLA. L’analisi del DNA fu una svolta epocale nelle indagini scientifiche: permetteva di identificare compiutamente e con margini di errore trascurabili un individuo a partire da tracce piccolissime. Del caso di Denise Pipitone me ne occupai con i miei colleghi fin da subito; ricordo di aver estratto il profilo genetico della piccola a partire dagli oggetti che la mamma ci fece recapitare. La spazzola dei capelli, lo spazzolino dei denti e altro. Come RIS intervenimmo svariate volte a Mazara del Vallo su potenziali scene del crimine che la Procura della Repubblica e la PG, durante lo sviluppo delle indagini classiche, via via ci segnalavano. La nostra attività era ovviamente di natura tecnica e principalmente mirata a ricercare tracce biologiche e dattiloscopiche della piccola".

Quali elementi sono emersi dagli accertamenti tecnici che ha svolto con i suoi colleghi del RIS di Messina?

"Sono passati diversi anni e a mia memoria la cosa che più ha destato la mia attenzione è l’impronta di una manina sulla superficie interna del parabrezza anteriore di una autovettura Ford Fiesta di colore blu che era stata attenzionata dalla PG e posta sotto sequestro".

Come e quando è stata trovata l’impronta digitale nella Ford fiesta scura?

"Se non ricordo male erano i primi mesi del 2005, quindi qualche mese dopo la scomparsa di Denise. Al sequestro di questa autovettura si era giunti grazie alle dichiarazioni di un testimone oculare; i rilievi tecnici furono condotti scrupolosamente per la ricerca di tracce biologiche e dattiloscopiche e permisero di rilevare la presenza di depositi sebacei riconducibili all’impronta di manina sulla superficie interna del vetro anteriore, lato passeggero. Dimensionalmente l’impronta era riconducibile a un minore e quindi, potenzialmente, anche alla piccola Denise. Vennero utilizzate le classiche polveri dattiloscopiche per esaltare l’impronta, quindi si procedette alla fotografia e alla successiva rimozione mediante para adesiva".

Questa pista può essere ancora potenzialmente valida secondo lei?

"L’impronta in questione è certamente valida finché non si dimostra che appartiene a persona diversa da Denise Pipitone. Ritengo sia necessario e opportuno procedere a degli accertamenti comparativi tra l’impronta in questione e quelle dei bambini, adesso maggiorenni, che all’epoca dei fatti erano soliti salire su quella autovettura. Si tratta pertanto di semplice attività di Polizia Giudiziaria: prelevare le impronte digitali e palmari a pochi individui potenzialmente sospetti e recapitarle al RIS di Messina per la comparazione con l’impronta della manina che, peraltro, credo sia stata digitalizzata e inserita nella banca dati nazionale AFIS. Si tenga conto che questa attività è molto importante e sarebbe un vero peccato non procedere a questa verifica; l’autovettura in questione è stata sequestrata a persona all’epoca dei fatti fortemente sospettata e il testimone oculare racconta di una Ford Fiesta condotta da una donna impegnata in una fuga precipitosa in circostanze di luogo e di tempo coincidenti con quelli della scomparsa della piccola Denise. Mi pare doveroso oltre che opportuno eseguire questi approfondimenti tecnici per poter eventualmente spegnere i riflettori su questa pista investigativa nel caso si trovasse l’individuo che depositò l’impronta, oppure riaccenderli perché ancora potenzialmente valida".

Come può essere utilizzata per confermare o meno che quella impronta apparteneva alla piccola Denise?

"Come ho già avuto modo di dire, l’impronta in questione può essere utilizzata subito con finalità di esclusione e, nel caso si trovasse l’individuo che l’ha deposta, consentirebbe di chiudere questo capitolo; in caso contrario conserverebbe tutta la propria validità. Aggiungo che nel 2017 ai biologi del RIS venne chiesto di tentare di estrarre il DNA dall’impronta che era stata asportata dalla macchina. Era una impresa ai limiti dell’impossibile per diversi ordini di motivi: 1) I depositi sebacei dell’impronta erano letteralmente annegati dentro lo strato colloso adesivo di un sandwich costituito da due film polimerici; 2) I depositi sebacei sul vetro erano potenzialmente molto contaminati da matrici cellulari riconducibili ad altri individui, originate da microproiezioni di saliva (droplet generati dal semplice parlare, starnutire, tossire), sia preesistenti che successivi alla deposizione. Si tenga conto in proposito di due fattori molto importanti: l’autovettura è stata usata normalmente per diversi mesi dopo i fatti e prima di essere sequestrata; esiste una grande differenza quantitativa nel contenuto di DNA tra saliva e i depositi sebacei delle impronte papillari. La saliva contiene tantissimo DNA mentre le impronte papillari pochissimo. 3) Non è tecnicamente possibile separare le diverse linee cellulari in una mix. I tecnici del RIS ottennero un profilo parziale e contaminato che ad un primo superficiale e non ragionato esame permetteva di escludere la presenza di Denise; invero, alla luce delle considerazioni fatte, non può essere utilizzato né per fini identificativi né per esclusione di persona".

Può essere utile per la riapertura del caso?

"Credo in proposito che sarebbe molto interessante approfondire in maniera organica e meticolosa molte tematiche. Qualcosa può anche essere sfuggito all’attenzione. Questa impronta d’altronde ne è un segno. Il resto attiene alle strategie della difesa".

Angelo Barraco
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