Sostiene di essere stata "vittima del grave reato di sequestro di persona" Cecilia Marogna, la manager cagliaritana che era stata arrestata a Milano lo scorso ottobre per l'accusa di peculato, nell'ambito dell'indagine vaticana relativa all'ex cardinale Angelo Becciu, e scarcerata dopo 17 giorni e per la quale le autorità vaticane hanno poi rinunciato a chiedere l'estradizione.

La 39enne, assistita ora dagli avvocati Fiorino Ruggio e Giuseppe Di Sera, ha presentato una denuncia alla Procura di Brescia parlando di "reati" commessi nei suo confronti "anche da parte di magistrati" di Milano.

La donna venne arrestata dalla Gdf su mandato di cattura della giustizia vaticana e l'arresto fu, poi, convalidato dalla Corte d'appello milanese con misura cautelare. In seguito, la stessa Corte dispose la scarcerazione con obbligo di firma e poi la Cassazione annullò l'ordinanza cautelare dichiarando illegittimo l'arresto.

In particolare, nella denuncia la donna lamenta anche che il suo telefono sia ancora sotto sequestro da parte della magistratura milanese. Marogna, si legge nella denuncia, "è stata privata della libertà personale, ingiustamente, a far data dal 13 ottobre 2020 e fino al giorno 16 gennaio 2021", perché fino a quel giorno ha avuto l'obbligo di firma.

Gli avvocato Massimo Dinoia, Fabio Federico e Cristina Zanni, che hanno assistito Marogna nel procedimento milanese sull'estradizione, nei giorni scorsi hanno rinunciato al mandato difensivo e nella denuncia a Brescia la manager è assistita dai legali Ruggio e Di Sera.

(Unioneonline/F)
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