Il Tribunale di Napoli ha condannato a sei anni di reclusione Giorgio Angarano, 73 anni, legale rappresentante della Vulcano Solfatara srl, nell'ambito del processo per la morte il 12 settembre 2017 dei coniugi veneziani di Meolo Massimiliano Carrer e Tiziana Zaramella e del loro figlio di 11 anni Lorenzo.

I tre stavano visitando con l'altro figlio di 7 anni l'area turistica quando Lorenzo precipitò in una voragine che si era aperta sotto i suoi piedi. I genitori erano corsi in salvo e caddero anche loro. Solo il piccolo, testimone di tutta la tragedia, si salvò.

LA SENTENZA - La sentenza è stata emessa dopo quattro ore di camera di consiglio dal Gup di Napoli Egle Pilla che ha anche condannato Angarano alla pena accessoria dell'interdizione perpetua dai pubblici uffici e al pagamento delle spese processuali. I soci dell'amministratore della "Vulcano Solfatara srl" sono stati invece assolti per non avere commesso il fatto.

A tutti gli imputati la Procura di Napoli (sostituti procuratori Anna Frasca e Giuliana Giuliano) contestava la negligenza, l'imprudenza e l'imperizia nell'aver gestito il sito vulcanico, classificato dalla Commissione Grandi rischi "in zona rossa", "in assenza - scrissero gli inquirenti - di qualsiasi cautela idonea ad assicurare che l'attività turistico-ricettiva fosse svolta in modo da garantire la sicurezza dei lavoratori dipendenti e dei terzi visitatori".

Il giudice ha inflitto una multa da 172mila euro alla società e la confisca dell'area. In aula presente, tra gli altri, il legale dei familiari delle vittime e rappresentante dello Studio3A, Vincenzo Cortellessa, del Foro di Santa Maria Capua Vetere.

I FAMILIARI - "Qualsiasi condanna sarebbe stata inadeguata per un fatto così terribile per la nostra famiglia e soprattutto per Alessio, a cui è stata tolta tutta la sua famiglia", ha commentato Elisabetta Carrer, sorella di Massimiliano Carrer.

"Nulla potrà mai restituirci mio fratello Massimiliano, Tiziana e Lorenzo - ha aggiunto - e nulla potrà mai ripagarci della loro perdita. Oggi mio nipote ha undici anni, crescendo comincia a prendere coscienza di ciò che è successo ai genitori e al fratello maggiore e inizia a chiedersi perché delle persone possano aver permesso che accadesse una tragedia del genere".

Per la sorella di Massimiliano è "un bene" che il sito naturalistico sia stato confiscato: "Ci auguriamo che non venga mai più affidato a coloro che male l'hanno condotto in passato e, soprattutto, che possa riaprire in tutta sicurezza per i visitatori e per i lavoratori. Che la morte di mio fratello, di mia cognata e di mio nipote possa essere da monito affinché le logiche del profitto non abbiamo mai più a prevalere sulla prioritaria incolumità delle persone", ha concluso Elisabetta Carrer.

"A parte la posizione degli altri soci - commenta l'avvocato Cortellessa - per tutto il resto sono state integralmente accolte le richieste della Procura". La vera "punizione", secondo il legale "è la confisca dell'area che fa perdere alla società condannata una rilevante fonte di introito, considerato il quasi milione di turisti all'anno che faceva registrare il sito".

(Unioneonline/D)
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