Polemiche per un nuovo permesso premio ottenuto per Natale da Alberto Savi, il minore dei fratelli componenti della Banda della Uno Bianca, che sta scontando l'ergastolo a Padova.

L'ex poliziotto dal 2017 può usufruire di permessi regolarmente. Gli altri due Savi, i capi del gruppo, Fabio e Roberto, sono invece in carcere a Bollate (Milano) e attualmente non godono ancora di benefici.

Il permesso ad Alberto suscita la rabbia dei parenti delle vittime: "Solo in Italia - dice al Resto del Carlino Anna Maria Stefanini, madre di Otello, uno dei tre carabinieri uccisi al Pilastro il 4 gennaio 1991 - dopo 24 morti ti danno pure un permesso premio e ora diciamo che è uscito perché se lo merita, perché si è comportato bene, è una vergogna, l'ennesimo scandalo".

In occasione dei 30 anni dell'eccidio da parte di alcuni familiari è stata inoltre annunciata la richiesta di riapertura delle indagini.

"Astenendomi da qualsiasi valutazione sui clamori di questi giorni sulle indagini integrative da me svolte dopo l'arresto dei componenti la banda della Uno bianca - dice il sostituto procuratore generale Valter Giovannini, all'epoca pm che seguì indagini e processi sui delitti bolognesi della banda - e auspicando una obiettiva lettura di tutte le carte, una volta che saranno digitalizzate, in generale e senza entrare nel merito del permesso concesso ad Alberto Savi la cui posizione è stata vagliata dalla magistratura di sorveglianza, mi permetto solo di ricordare che sono anni che sostengo come le norme su permessi e liberazione anticipata andrebbero modificate in senso restrittivo".

"L'associazione vittime della Uno Bianca - prosegue Giovannini - ha la forza e la credibilità per farsi promotrice di iniziative legislative in tal senso".

(Unioneonline/v.l.)
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