Il ministro della Salute, Roberto Speranza ha firmato l'ordinanza con cui si rimanda la riapertura degli impianti sciistici al 18 gennaio 2021. Lo rende noto il ministero della Salute.

Nei giorni scorsi le regioni e le province autonome avevano chiesto, attraverso lettera del presidente della conferenza Stefano Bonaccini, un rinvio della riapertura in vista di un allineamento delle linee guida al parere espresso dal Comitato tecnico-scientifico.

CONCORRENZA - Riguardo alla concorrenza a livello europeo, con gli impianti aperti in Austria, c'è la preoccupazione che forza lavoro qualificata - persone con le patenti per far funzionare gli impianti, i maestri di sci, che non lavorano da marzo - vada altrove a cercare reddito. Senza contare l'indotto, il personale dei ristoranti e degli alberghi, il commercio.

"La questione non è rinunciare allo sci, ma tutti i posti di lavoro che ci sono in ballo. In questo modo mandiamo a picco la montagna", ha spiegato nei giorni scorsi Valeria Ghezzi, presidente di Anef, cui fanno capo circa il 90% delle 400 aziende funiviarie italiane, distribuite sia nei territori alpini, sia in quelli appenninici, sia nelle isole. Si tratta di oltre 1.500 impianti, con una forza lavoro stimata di circa 13.000 unità, tra fissi e stagionali, nel periodo di piena attività.

I RISTORI - "Noi come categoria - afferma - non abbiamo avuto nulla a marzo e nulla fino ad oggi. I maestri di sci, forse, ad aprile avranno preso i 1.000 euro per le partite iva. Secondo me quello che a Roma non è ancora chiaro è che per noi questi quattro mesi di stagione invernale valgono 12, perchè l'estate, sul fatturato annuo, incide solo per il 5-10%. Quindi il 90% lo facciamo d'inverno, fino ad aprile". "Se non ci mettono nelle condizioni di lavorare, bisogna che ci siano i ristori, come negli altri Paesi europei. Sappiamo che la coperta è corta, ma se non possiamo lavorare e se i ristori non arrivano qui è un disastro", aggiunge Giampietro Ghedina, sindaco di Cortina.

(Unioneonline/v.l.)
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