È necessario, ma soprattutto opportuno, pubblicare sui social le foto dei propri figli? Un interrogativo che ripercorre frequentemente la sociologia moderna dinanzi all’esposizione incontrollata delle immagini di tantissimi minori sui social per mano dei genitori. E che ha spinto Eurispes a realizzare una ricerca per comprendere meglio il fenomeno e mettere in guardia dinanzia alle potenziali insidie, fra le quali anzitutto quella del mancato rispetto della privacy. Perché non è detto, infatti, che in un tempo futuro i figli possano essere felici delle storie social pubblicate dai genitori e contenenti le loro immagini.

La ricerca, dal titolo "L'esposizione dei nostri figli online su Instagram", è stata condotta nel periodo compreso fra l'1 gennaio 2018 e il 10 ottobre 2020.

Gli hashtag più utilizzati, insieme ovviamenti a quelli contenenti la parola "figlio" nelle sue declinazioni, sono stati “amore”, “love”, “mamma”, “famiglia”, “family”, “baby”, “vita”, “bambini”, “genitori”.

In fondo alla top 20 si classifica la parola “papà”, cosa anche indicativa del genere che pubblica di più le foto dei minori: le donne. I papà rappresentano una fetta minima sia per pubblicazione dei contenuti sia per citazione da parte delle madri dei loro figli. La presenza della parola “life” è indicativa nell’individuare quelle foto che raccontano istantanee di vita privata con minori, messe on line dai propri genitori.

Molto utilizzati anche i post aventi un video, che nel periodo in esame hanno raccolto 66.449.580 visualizzazioni che si sommano ai 90 milioni di like ricevuti da tutti i post messi insieme.

Il fenomeno "è impressionante - avverte Eurispes - e ciò che dal punto di vista della sicurezza personale comporta un serio rischio non riguarda certamente i personaggi famosi, ma gli utenti che pubblicano in continuazione ogni istante della loro vita".

"Pubblicando le foto dei figli minori - prosegue il rapporto nelle sue conclusioni - li si espone anche all'ingegneria sociale finalizzata all’adescamento da parte di persone malintenzionate. Pubblicare dettagli di vita privata sui social rappresenta un’arma in più per chi avvicina i pargoli con l’intento di guadagnare la loro fiducia".

(Unioneonline/v.l.)
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