Quando ha sposato quell'uomo, o meglio gli fu data in sposa, aveva solo undici anni.

Sono passati vent'anni da quel matrimonio celebrato all'estero, due decenni di continue violenze e maltrattamenti, di cui l'ultimo trascorso in Italia. Ma la donna oggi trentenne ha avuto il coraggio di denunciarlo ed è stata salvata grazie all'aiuto della rete dei servizi e alla protezione del Centro Donne e giustizia, ma soprattutto grazie all'applicazione, per il suo caso, del Codice rosso.

L'uomo, cittadino straniero regolarmente nel nostro Paese, dovrà rispondere di quelle violenze davanti al tribunale di Ferrara l'11 febbraio prossimo. Sarà giudicato col giudizio abbreviato e dunque la vittima potrà non presentarsi in aula e raccontare il suo calvario.

Come racconta La Nuova Ferrara, è accusato di maltrattamenti che duravano dal 2012 fino al febbraio scorso, quando la donna fu violentata fuori casa - in quel momento era incinta - in un luogo appartato poco distante da una fermata d'autobus dove era scesa dopo essere andata a cercare lavoro. Occupazione che lui non voleva trovasse.

L'episodio lei non lo ha denunciato subito ma è stata la goccia: ha deciso finalmente di abbandonarlo ed è tornata dal padre che, nonostante tutta la famiglia contro, ha scelto di aiutarla.

Quando sono scattate le indagini, l'uomo non ha esitato ad ammettere tutto: questa estate, al giudice Carlo Negri che convalidava il divieto di avvicinamento e l'allontanamento, ha risposto: "Non sapevo che esistesse la violenza sessuale su mia moglie, lei è roba mia. Noi per la nostra religione possiamo tutto sulla donna anche contro il suo volere".

(Unioneonline/D)
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