Furto aggravato, procurata evasione, ricettazione, detenzione di esplosivi sono alcuni dei reati contestati a un uomo di 33 anni, di etnia Sinti, sottoposto a fermo la scorsa notte dai Carabinieri a Roma.

Noto anche come il capo della famigerata "banda dei bancomat" della Capitale, ha agevolato in passato l'evasione di due uomini del carcere di Rebibbia.

Il modus operandi della banda è sempre stato lo stesso: i malviventi prima rubavano una macchina di grossa cilindrata dai vari concessionari della Capitale, a cui cambiavano targa utilizzandone altre rubate da auto parcheggiate in strada e poi, a bordo di esse, si dirigevano verso l'obiettivo stabilito. La banda era capace di colpire più volte nel corso di una stessa notte.

A tradire l'uomo sono stati i vestiti indossati, sempre gli stessi, che hanno permesso ai Carabinieri di comprendere che dietro i numerosi furti avvenuti nei mesi a cavallo tra il lockdown e l'inizio dell'estate la regia era unica.

Durante le indagini i Carabinieri di Frascati si sono poi imbattuti in un evento inaspettato: la fuga dal carcere romano di Rebibbia di due uomini di etnia rom, vicini per legami di parentela all'arrestato di oggi. Per gli investigatori i due hanno potuto contare sull'aiuto del 33enne, che gli avrebbe fornito una delle auto rubate per commettere i furti ai bancomat e per fuggire.

(Unioneonline/v.l.)
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