Beato a 14 anni dalla morte, avvenuta all'età di 15 anni.

Nonostante la breve vita Carlo Acutis, studente milanese morto il 12 ottobre 2006 al San Gerardo di Monza dopo tre giorni di sofferenza per una leucemia fulminante, è stato riconosciuto dalla Chiesa come modello di vita e di fede cristiana. Papa Francesco lo ha proposto ai giovani come modello di santità dell'era digitale.

La proclamazione, decretata da papa Bergoglio, è stata pronunciata dal cardinale Agostino Vallini, delegato pontificio per le Basiliche di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli, durante la messa celebrata nella Basilica superiore ad Assisi. La memoria liturgica del beato Carlo Acutis sarà celebrata ogni anno il 12 ottobre, giorno della sua morte.

Al termine della lettura della lettera papale di beatificazione, nella Basilica francescana si è levato l'applauso dei presenti, compresi i familiari di Acutis. Quindi è stata scoperta la sua immagine dietro l'altare e portata la reliquia.

I familiari del giovane hanno una casa ad Assisi, e lì Carlo ha passato lunghi periodi, appassionandosi alla figura e alla spiritualità di San Francesco. Proprio ad Assisi è stato sepolto per sua volontà, a da un po' di tempo nel Santuario della Spogliazione della città francescana sono esposti alla venerazione dei fedeli i resti del giovane.

Come cultore delle nuove tecnologie, che usava assiduamente per trasmettere i valori cristiani, di Carlo Acutis di parla già come possibile "patrono" di Internet. Ai fini della sua beatificazione è stato riconosciuto un miracolo, la guarigione ritenuta inspiegabile di Matheus, un bambino brasiliano di sei anni affetto da una grave malformazione del pancreas.

Parlando di "che cosa aveva di speciale questo ragazzo di appena 15 anni", il cardinal Vallini lo ha ricordato come "un ragazzo normale, semplice, spontaneo, simpatico", che "amava la natura e gli animali, giocava a calcio aveva tanti amici suoi coetanei". "Era attratto dai mezzi moderni di comunicazione sociale - ha proseguito -. Era appassionato di informatica, e da autodidatta costruiva programmi per trasmettere il Vangelo e comunicare valori e bellezza. Aveva il dono di attrarre, e veniva percepito come un esempio". Ha ricordato anche come "fin da bambino" il nuovo beato sentisse "il bisogno della fede" e avesse "lo sguardo rivolto a Gesù". "Diceva spesso Carlo: 'l'eucaristia è la mia autostrada per il cielo'". E ancora: "Si va diritti in paradiso se ci si accosta tutti i giorni all'eucaristia".

Vallini ha parlato anche dell'"opera di evangelizzazione assidua negli ambienti che frequentava, toccando il cuore delle persone che incontrava". A proposito di Internet, Carlo diceva che "la rete non è solo un mezzo di evasione, ma uno spazio di dialogo, di conoscenza, di condivisione, di rispetto reciproco, da usare con responsabilità, senza diventarne schiavo e rifiutando il bullismo digitale".

Il cardinale ha rievocato anche lo spirito di carità del giovane "verso il prossimo, i poveri ,gli anziani soli, i senzatetto". Poi ha toccato il momento della malattia, che Carlo "affrontò con serenità". "Voglio offrire tutte le mie sofferenze al Signore per il Papa e per la Chiesa", diceva.

(Unioneonline/L)
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