Antonio De Marco nel corso dell'interrogatorio nel carcere di Lecce ha ricostruito davanti al gip i minuti in cui si è consumato l'atroce delitto di Daniele De Santis ed Eleonora Manta.

L'AGGHIACCIANTE RACCONTO - "Quando sono entrato in casa i due erano seduti in cucina. Ho incontrato Daniele in corridoio, lui si è spaventato perché avevo il passamontagna, dopo aver avuto una colluttazione con lui li ho uccisi. Lui ha cercato di aprire la porta per scappare, ho ucciso prima lei e poi ho colpito nuovamente Daniele. Dopo aver lottato con loro sono andato via senza scappare perché non avevo fiato", è il suo agghiacciante racconto.

Ha risposto a tutte le domande lo studente ex coinquilino dei due, "scosso ma non pentito" per quanto accaduto. Ma non ha fornito spiegazioni sul movente del duplice omicidio programmato per giorni nei minimi dettagli e poi portato a compimento. "Non avendo molti amici e trascorrendo molto tempo in casa da solo mi sentivo triste, forse invidiavo la loro relazione". A quanto si apprende De Marco ha raccontato di non avere mai avuto litigi o screzi, ma neanche rapporti di particolare convivialità con i fidanzati durante la convivenza.

LA TORTURA - Il suo piano prevedeva la tortura delle vittime, a quanto emerge dai bigliettini persi dal giovane sul luogo del delitto e in parte sequestrati nella sua nuova casa. De Marco aveva due fascette stringitubo con cui aveva intenzione di legare i fidanzati e torturarli per un quarto d'ora prima di ucciderli. Non tutto è andato come si aspettava, proprio perché De Santis ha ingaggiato una colluttazione e tentato di sfilargli la calza di nylon che avev a in volto. Il killer aveva annotato con meticolosità il cronoprogramma e i singoli passaggi del delitto, oltre al percorso da seguire per non essere ripreso dalle telecamere di sicurezza.

"La sera dell'omicidio, quando sono tornato a casa e mi sono disfatto di zaino, coltello e abiti sporchi di sangue ho avuto dei conati di vomito", ha detto tra le altre cose al gip.

"VITTIME OCCASIONALI" - Nel provvedimento del giudice si legge che Antonio De Marco ha "scatenato la sua irrefrenabile violenza verso vittime occasionali", individuate "senza alcun effettivo collegamento ad un qualsiasi attrito insorto nel corso della loro breve convivenza". Il gip definisce il delitto di "spietata efferatezza, malvagia e inumana crudeltà", l'assassino aveva messo a punto un "raggelante corredo di condotte crudeli e atroci", tra cui una tortura delle vittime e un messaggio da scrivere sul muro con il loro sangue. "Un soggetto totalmente inaffidabile, per il quale la misura degli arresti domiciliare appare platealmente inadeguata a fronteggiare le esigenze cautelari", di qui la custodia in carcere per il giovane.

(Unioneonline/L)
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