"Avevo una gamba spezzata, ma dovevo salvare quelle persone che avevano paura di tuffarsi perché non sapevano nuotare ed ho continuato a buttarle in acqua dove c'erano i colleghi che si erano tuffati e le altre imbarcazioni di soccorso". Sono le parole di Maurizio Giunta, il finanziere che si trovava a poppa del veliero con una ventina di migranti a bordo che è esploso ieri mattina nelle acque tra Isola Capo Rizzuto e San Leonardo di Cutro. Con lui a bordo c'era un altro collega, Giovanni Antonio Frisella, anche lui ferito. Il bilancio dell'incidente è di tre morti e un disperso.

Giunta, ricoverato in ospedale a Crotone per la frattura di una gamba, racconta quei momenti drammatici nei quali ha messo a rischio la sua vita: "È scoppiato il motore o qualcosa sotto le gambe. Il collega è finito in acqua ed io sono rimasto a bordo pensando di non avere più la gamba che era incastrata tra i pezzi di legno che erano venuti addosso. Il mio pensiero, nonostante le condizioni della gamba, è stato quello di buttare quanta più gente possibile in acqua perché tanti di loro non sapevano nuotare ed avevano paura. Insieme ad altri colleghi dell'unità ci siamo dati da fare per salvare quante più vite possibili. Loro si sono tuffati in mare mentre io sono rimasto sulla barca in fiamme. Dopo la seconda esplosione siamo finiti tutti in acqua".

"La paura in quel momento non l'ho sentita - prosegue poi - Adesso ci penso. Non siamo eroi, facciamo il nostro dovere al meglio delle nostre possibilità. Per questo non vedo l'ora che passi tutto per tornare a lavorare".

Giovanni Antonio Frisella, ricoverato in ospedale con un piede fratturato, è caduto in acqua dopo l'esplosione ed in mare ha aiutato a tenere a galla i migranti: "Uno - dice - non riusciva a nuotare, l'ho preso e poi ho chiamato il maresciallo Novelli che era a bordo della motovedetta e lui si è subito buttato in mare per darmi una mano perché non ce la facevo. Poi sono riuscito a salire su barca capitaneria".

(Unioneonline/v.l.)
© Riproduzione riservata