Berardino Lai, 74enne cagliaritano, è stato fermato dalla Polizia perché ritenuto l'autore dell'omicidio di Fulvio Dolfi, 62 anni, ucciso con decine di coltellate nella sua abitazione a Firenze, e il cui cadavere è stato trovato lo scorso 16 luglio.

Omicidio aggravato dall'aver commesso il fatto con crudeltà, questa l'accusa nei confronti di Lai, vicino di casa della vittima.

L'uomo è stato rintracciato e fermato dalla Squadra mobile il 24 luglio, ma solo oggi - dopo che il gip ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare in carcere - è stata divulgata la notizia.

GLI INDIZI - Pesante il quadro indiziario contro Lai, che non era presente durante gli accertamenti effettuati nella sua abitazione. Subito dopo l'omicidio è tornato in Sardegna per poi fare rientro a Firenze dopo qualche giorno.

"Gli elementi a suo carico sono pesanti - spiega il dirigente della Squadra Mobile di Firenze Antonino De Santis -. Sono sicuramente incentrati sulle tracce ematiche trovate nell'appartamento della vittima e nella sua abitazione, ma c'è un quadro indiziario variegato che tiene conto anche del fatto che lui si sia allontanato dalla città e che abbia una ferita d'arma da taglio compatibile con l'aggressione".

Inoltre il 14 luglio, due giorni prima del ritrovamento del cadavere di Dolfi, il cui omicidio secondo gli accertamenti è avvenuto tra il 12 e il 13 luglio, Lai si è presentato al pronto soccorso di Santa Maria Nuova per una lesione da taglio alla mano destra. Ai medici ha raccontato di essersi ferito in un incidente domestico avvenuto due giorni prima.

"Le telecamere stradali ci restituiscono le immagini di Dolfi in vita alle 14.29 del 12 luglio e dalle analisi del suo cellulare emerge che alle 12.22 del giorno successivo ha ricevuto una telefonata dal figlio a cui non ha risposto", spiega De Santis. In più c'è la testimonianza di una vicina che dice di aver sentito in orario notturno del "trambusto" che gli inquirenti collegano alla colluttazione che ha portato alla morte di Dolfi.

MANCA IL MOVENTE - Ma è ancora mistero sul movente: il passato dell'ex carpentiere di origine sarda, qualche segnalazione alle forze dell'ordine per fatti non gravi, non ha fatto dedurre nulla per il momento agli inquirenti. "Stiamo scandagliando - spiega il dirigente della Squadra mobile di Firenze - una serie di questioni e primariamente la vicenda dei rapporti di Lai con Dolfi e dello stesso Dolfi con i suoi vicini di casa".

Parlando del presunto omicida, De Santis ha aggiunto: "E' un uomo che apparentemente non incute timore, fisicamente non imponente ma agile".

(Unioneonline/L)
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