Proprio quando la Lombardia sembra uscire dall'incubo coronavirus, un nuovo caos travolge il governatore Attilio Fontana, indagato per i camici comprati e poi donati dall'azienda di suo cognato Andrea Dini, di cui la moglie di Fontana detiene il 10% delle quote, alla Regione Lombardia.

I fatti: la Dama spa, secondo le accuse emerse da un'inchiesta di Report, ha ricevuto da Aria, la società deputata agli acquisti della Regione, la richiesta di una fornitura da 513mila euro per 75mila camici e e 7mila set da distribuire agli operatori sanitari durante l'emergenza coronavirus.

Successivamente Dini, con una mail indirizzata ad Aria, trasforma in una donazione la fornitura, stornandone le relative fatture, rinunciando a farsi pagare quasi 50mila camici e i set sanitari già consegnati.

Fontana spunta adesso: nella ricostruzione dell'accusa, cerca di fare un bonifico alla Dama per 250.000 euro, cioè gran parte del mancato profitto al quale il cognato sarebbe andato incontro tramutando in donazione alla Regione l'iniziale vendita dei 75.000 camici. Bonifico poi bloccato perché ritenuto "sospetto" dall'istituto incaricato di effettuarlo e che ha dato il via all'indagine a suo carico.

Un "gesto risarcitorio", si è difeso Fontana, accusato di frode in pubblica fornitura: "Duole conoscere questo evento, con le sue ripercussioni umane, da fonti di stampa. Sono certo dell'operato della Regione Lombardia che rappresento con responsabilità", il suo commento postato nella notte su Facebook.

Nel periodo peggiore della pandemia "sono stati comprati tutti i camici da tutti quelli che li producevano perché noi ne avevamo bisogno. Nel caso dell'azienda di mio cognato, sono stati donati", aveva spiegato ai tempi dell'inchiesta di Report.

"Agli inviati della trasmissione televisiva avevo già spiegato per iscritto - aveva detto - che non sapevo nulla della procedura attivata da Aria SpA, la centrale di acquisti regionale, e che non sono mai intervenuto in alcun modo".

Si era poi lamentato per "l'ennesimo attacco politico vergognoso, basato su fatti volutamente artefatti e scientemente omissivi per raccontare una realtà che semplicemente non esiste", dando mandato ai suoi legali di procedere con una querela.

Intanto il leader della Lega Matteo Salvini si schiera al suo fianco, mentre Pd e M5S chiedono compatti le dimissioni dal Pirellone: "Mi sembra una giustizia alla Palamara. Il primo amministratore pubblico indagato per un regalo, perché stiamo parlando di una donazione di camici ai medici e agli ospedali lombardi. Sono stufo, da italiano e da lombardo", sbotta Salvini.

(Unioneonline/D)

LA REAZIONE DI SALVINI:

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