Una donna di circa 60 anni, abruzzese ma residente al confine con le Marche, ha preparato oggi una novantina di olive ascolane mentre veniva sottoposta a un intervento al lobo frontale sinistro per rimuovere un tumore.

E' successo nell'azienda Ospedali Riuniti di Ancona, e quella delle olive farcite e impanate è solo l'ultima frontiera della "awake surgery", un metodo per operare al cervello il paziente mentre è sveglio e svolge attività a lui familiari. Una tecnica utilizzata finora soprattutto facendo suonare ai pazienti il loro strumento preferito (la tromba, il violino o addirittura il pianoforte).

"E' andato tutto bene", afferma il dottor Roberto Trignani, responsabile del Reparto di Neurochirurgia. L'operazione è durata circa due ore e mezza e ha coinvolto undici persone.

"Questa metodica - spiega - è ormai ampia e consolidata, ci consente di monitorare in tempo reale le funzioni cerebrali del paziente. Il chirurgo può essere più sicuro e anche più aggressivo".

C'è anche da curare l'aspetto emotivo della paziente, che è stata preparata "con un training di qualche settimana a cura della psicologa, che poi l'ha seguita anche in sala operatoria". La donna non ha solo fatto le olive, ha anche "risposto a delle domande e recitato ricette di cucina per verificare lo stato del linguaggio".

L'intervento infatti interessava la zona del cervello che governa il linguaggio e i movimenti complessi della mano destra.

L'area operatoria è stata divisa in due parti con un tenda messa intorno alla testa della paziente: "Una parte sterile, dove hanno lavorato i neurochirurghi e due infermieri, l'altra 'sporca', dove c'erano gli altri e dove ha preparato le olive".

La scelta dell'attività da svolgere è legata alle attività abituali del paziente e dalla zona in cui bisogna intervenire: "Una donna, ad esempio, è stata operata mentre guardava i cartoni animati, li trovava rilassanti e dovevamo lavorare su una parte del cervello che controlla la vistra".

L'awake surgery, conclude il dottor Trignani, è anche "umanizzazione delle cure". "Un malato - spiega - entra in ospedale e si trova in un ambiente sconosciuto. Con questo sistema cerchiamo di farlo sentire in un ambiente tranquillo, familiara. Lui collabora, noi lavoriamo meglio".

(Unioneonline/L)
© Riproduzione riservata