Ha beneficiato per dieci anni di indebite retribuzioni dichiarando falsamente l'assenza di incompatibilità nell'esecuzione di incarichi di natura privata.

Con queste motivazioni un professore universitario in servizio all'Università degli Studi di Bergamo si è visto sequestrare ben 58mila euro. L'uomo è ora indagato per i reati di truffa aggravata e falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico.

L'indagine sul conto del cattedratico svolta dai finanzieri riguarda il settore della tutela della spesa pubblica ed è nata nella verifica del rispetto della normativa sulla incompatibilità e cumulo degli incarichi nel pubblico impiego.

Ad emergere è che il professore, attraverso una società ad egli riconducibile, ha reso prestazioni professionali con scopo di lucro a beneficio di altre imprese (una delle quali partecipata e gestita dallo stesso cattedratico), volte all'organizzazione di eventi nel settore dell'arte e della cultura, dichiarando falsamente all'ateneo orobico, pur essendo ricercatore "a tempo pieno" e, successivamente, professore associato a tempo pieno, di non trovarsi in alcuna situazione di incompatibilità per le mansioni svolte, nonché omettendo di richiedere allo stesso ateneo le previste autorizzazioni allo svolgimento delle suddette prestazioni.

Tali condotte, inducendo in errore l'Università di Bergamo, hanno consentito al professore di ottenere, per il periodo novembre 2007-novembre 2017, ingenti retribuzioni non spettanti.

(Unioneonline/v.l.)
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