È stato archiviato il procedimento relativo alla presunta sepoltura di Emanuela Orlandi in una tomba del Cimitero Teutonico. Il giudice unico dello Stato della Città del Vaticano ha integralmente accolto la richiesta dell’ufficio del Promotore di giustizia. La notizia è stata resa nota da un comunicato diffuso dalla sala stampa della Santa Sede.

Il fascicolo era stato aperto la scorsa estate, dopo una denuncia presentata dalla famiglia della giovane scomparsa nell’83, a seguito della quale il Promotore di Giustizia, Gian Piero Milano, e il suo aggiunto, Alessandro Diddi, avevano autorizzato l’accesso a due tombe situate all’interno del Cimitero Teutonico, risultate poi vuote. Un ulteriore accertamento disposto dai magistrati aveva portato al rinvenimento di migliaia di frammenti ossei risalenti a diverse epoche e origini. La verifica sui reperti è stata effettuata da Giovanni Arcudi, perito d'ufficio, alla presenza dei consulenti della famiglia Orlandi, e ha portato alla conclusione che quei frammenti rinvenuti sono databili a un periodo anteriore alla scomparsa di Emanuela Orlandi.

Dalle analisi sarebbe emerso infatti che i reperti più recenti risalirebbero ad almeno cento anni fa. Da qui la richiesta di archiviazione "che chiude uno dei capitoli della triste vicenda, nella quale le Autorità vaticane hanno offerto, sin dall’inizio, la più ampia collaborazione, si legge nel comunicato della Santa Sede.

La vicenda, però, non è ancora chiusa e il provvedimento di archiviazione lascia una maglia aperta alla famiglia Orlandi per ulteriori approfondimenti, seppur privati, su alcuni frammenti già repertati e custoditi, in contenitori sigillati, presso la Gendarmeria.

Sono trascorsi trentasette anni dalla misteriosa scomparsa di Emanuela. Tanti silenzi, omissioni, depistaggi e bugie che hanno fatto da filtro ad una verità tanto lontana quanto mai del tutto nitida. Una storia che inizia il 22 giugno del 1983, quando la giovane Emanuela, figlia di un commesso della prefettura vaticana, si reca a scuola di musica dalle 16 alle 19. L’ultima persona con la quale parla è la sorella alla quale racconta di aver ricevuto una proposta di lavoro per una ditta di cosmetici e che le avrebbe offerto 350.000 lire. Dagli accertamenti è stato appurato che quella ditta non aveva nulla a che fare con quel tipo di offerte. Chi aveva fatto quella proposta lavorativa? Emanuela Orlandi scompare nel nulla, inghiottita nel silenzio. Nessuno la sente, nessuno la vede eccetto un vigile urbano che ricorda di averla vista salire a bordo di una BMW in compagnia di un uomo. Era realmente lei?

È il 2005 quando nel corso della trasmissione di Rai3 "Chi l’ha visto?" arriva una telefonata che apre ulteriori scenari: "Riguardo al fatto di Emanuela Orlandi, per trovare la soluzione del caso, andate a vedere chi è sepolto nella cripta della Basilica di Sant’Apollinare e del favore che Renatino fece al cardinal Poletti, all’epoca". Enrico De Pedis, detto Renatino, boss indiscusso della Banda della Magliana, era sepolto nella cripta della Basilica di Sant’Apollinare, nel cuore della Capitale, in una delle chiese più importanti d’Italia. Qual è il nesso tra De Pedis e la Orlandi? Sono tanti gli elementi emersi nel corso di questi anni; dalle dichiarazioni dell’ex compagna di De Pedis in cui indicava i luoghi in cui sarebbe stata portata la giovane dopo il sequestro e tenuta segregata nei sotterranei a Monteverde, ai nastri, alle segnalazioni, alle bugie, mezze verità e poi le verità scomode. Ma la domanda che rimbomba da trentasette anni rimane sempre la stessa: dov’è Emanuela Orlandi?

Angelo Barraco
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