Un atto d'accusa di 114 pagine. È quello con cui il Tribunale dei ministri di Palermo chiede al Senato l'autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini, indagato assieme al capo di gabinetto del Viminale Matteo Piantedosi per sequestro di persona e abuso d'ufficio per aver trattenuto 19 giorni a bordo della Open Arms 164 migranti soccorsi al largo della Libia l'1 agosto 2019.

Fu sequestro di persona e non un atto politico, secondo il Tribunale. Inoltre l'ex ministro "agì in autonomia", come si evince dallo scambio di mail con Conte.

Il premier "il 16 agosto rispondeva a una missiva del ministro Salvini, ribadendo con forza la necessità di autorizzare lo sbarco immediato dei minori presenti a bordo della Open Arms, anche alla luce della presenza della nave al limite delle acque territoriali (in effetti vi aveva già fatto ingresso) e potendo, dunque, configurare l’eventuale rifiuto un’ipotesi di illegittimo respingimento aggiungeva di aver già ricevuto conferma dalla Commissione europea della disponibilità di una pluralità di Stati a condividere gli oneri dell’ospitalità dei migranti, indipendentemente dalla loro età. Invitava, dunque, il ministro dell’Interno ad attivare le procedure, già attuate in altri casi consimili, finalizzate a rendere operativa la redistribuzione".

LE ACCUSE - I migranti, tra cui c'erano numerosi minori non accompagnati, "vennero costretto forzatamente a rimanere a bordo sino all'esecuzione del sequestro preventivo in data 20 agosto", si legge nelle carte. Solo per i minorenni fu autorizzato lo sbarco il 18 agosto, su pressioni del premier.

Ancora: "La protrazione della loro permanenza a bordo della Open Arms, per le precarie condizioni sanitarie, psico-fisiche e logistiche in cui essi versavano ha certamente compromesso in modo rilevante, e dunque giuridicamente apprezzabile, la loro libertà di movimento".

Negli atti si ricorda "quanto annotato dal procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio nel verbale di ispezione eseguita il 20 agosto, nonché la descrizione dei luoghi riferita dai consulenti tecnici", in cui "pur dandosi atto delle discrete condizioni igieniche del battello e dei servizi igienici, si rappresentava tuttavia come questi fossero costituiti unicamente da due gabinetti alla turca, utilizzati promiscuamente da uomini e donne"

E ancora: "I migranti erano tutti (senza alcuna possibilità di separazione per sesso o età) ammassati sul ponte sul quale bivaccavano, non essendovi spazi che ne consentissero il riparo sottocoperta. Erano protetti dal sole e dalle intemperie unicamente da un telo, senza alcuna dotazione di kit di sopravvivenza, di coperte termiche o oggetti per l'igiene personale, e sul ponte vi erano cumuli di rifiuti alimentari".

"Tali precarie condizioni logistiche - si legge nell'atto - offrono peraltro solo una paziale raffigurazione del ben più grave disagio psicofisico che medici del Cisom prima e i consulenti tecnici del pm poi hanno accertato a carico dei migranti".

"PRIVAZIONE ILLEGITTIMA" - Una privazione di libertà personale che i giudici definiscono "illegittima, non solo in quanto inflitta in violazione di precise norme di rango primario, ma altresì in quanto non era consentita né imposta da alcuna ragione giuridicamente rilevante".

Da subito è stata chiara la volontà di Salvini di negare l'accesso, scrivono i giudici: "L'allora ministro ha gestito la vicenda come episodio di immigrazione clandestina e non come evento Sar (Search & Rescue, ndr), per questo gli uffici omisero l'avvio delle attività istruttorie preordinate alla concessione del Pos (Place of Safety, ndr), perché è stata da subito chiara la volontà politica di negare l'accesso ai migranti".

Lo sbarco avvenne il 20 agosto grazie all'intervento del procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio, che dispose il sequestro preventivo della Open Arms liberando di conseguenza tutti i migranti che si trovavano in mare ormai da 20 giorni.

Il 27 gennaio la Giunta per le autorizzazioni del Senato si esprimerà sulla richiesta di autorizzazione a procedere.

(Unioneonline/L)
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