"Non è un videogioco. Ci sono due ragazze morte, due ragazze in carne e ossa, e quattro genitori che, di fronte a quello che sta succedendo, ogni giorno sentono amplificare il proprio dolore".

Sono le parole di Giulia Bongiorno, che ha assunto la difesa dei genitori di Gaia von Freymann, una delle due giovani travolte e uccise in corso Francia a Roma dal Suv guidato dal ventenne Pietro Genovese.

In un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, l'avvocato sottolinea che "questa tragedia si sta trasformando, giorno per giorno, in una fiction" perché "si va alla ricerca spasmodica di novità, di dettagli a effetto". "Proliferano testimoni mediatici - prosegue ancora la Bongiorno - che raccontano fatti spesso in contrasto tra loro. E ogni elemento, nonostante le contraddizioni, viene amplificato come fosse la verità. Con conseguenze gravissime". Quindi l'appello: "I tempi della giustizia non sono veloci come quelli delle notizie, che magari poi vengono smentite. Allora resistete alla tentazione di trattare queste ragazze come i personaggi di una fiction".

"Fioccano commenti gravemente offensivi non solo nei confronti della famiglia, ma anche delle stesse Gaia e Camilla", rimarca poi la Bongiorno, e "c'è chi ha addirittura inventato di sana pianta una sorta di 'roulette russa' stradale. O addirittura ha obiettato che le ragazze non avrebbero dovuto stare in giro a quell'ora, che i genitori avrebbero dovuto controllarle". Ma, spiega, Gaia era "una ragazza gioiosa ed entusiasta, ma anche prudente, matura, precisa. Per esempio, rispondeva sempre subito agli sms dei genitori: non tutti i ragazzi lo fanno. L'unica volta che non lo ha fatto è stato sabato notte. E per questo suo padre ha capito".

LE INDAGINI - Proseguono nel frattempo le indagini per cercare di fare luce sulla terribile dinamica dell'incidente. E a dire di più potrebbero essere le immagini, in prossimità del luogo teatro della tragedia, delle telecamere di videosorveglianza.

Acquisiti, in particolare, i video di alcuni esercizi commerciali lungo Corso Francia che potrebbero aver ripreso gli istanti prima e dopo il terribile incidente che ha fatto sbalzare le due ragazzine che stavamo attraversando lontano dalle strisce pedonali, col rosso e in un tratto buio dove la visuale è resa ancora più ardua per la presenza della rampa verso la tangenziale.

E sulla verifica della dinamica non si concentra solo il lavoro della Procura ma anche della difesa di almeno una parte lesa, ovvero la famiglia di Camilla Romagnoli che nominerà un perito di parte esperto proprio di questa materia. Un'indagine difensiva per ottenere "una ricostruzione scientifica dell'incidente".

"E' agli esclusivi fini dell'accertamento pieno della verità - spiega l'avvocato della famiglia Romagnoli,

Cesare Piraino - . Abbiamo anche contattato uno dei periti italiani più prestigiosi nella ricostruzione scientifica degli eventi complessi e drammatici".

Insomma si annuncia unabattaglia a colpi di perizie nella vicenda giudiziaria anche per tentare di capire, in una ridda di tragiche responsabilità, chi ha sbagliato di più concorrendo in maniera maggiore al tragico epilogo che ha lasciato due adolescenti senza vita.

Negli ultimi giorni si sono susseguite una serie di versioni contrastanti da parte di alcuni testimoni. Nell'interrogatorio svolto nell'immediatezza dei fatti, Genovese, ancora in stato di choc, aveva affermato di non avere visto le due 16enni attraversare la strada. Circostanza sostenuta anche da uno dei due amici a bordo con lui sul Suv: "Quelle due ragazze sono sbucate all' improvviso, correvano mano nella mano. Era

impossibile evitarle. Pioveva, era buio, ma ricordo perfettamente cos'è successo: ho visto due sagome apparire dal nulla e poi il corpo di una di loro rimbalzare sopra il cofano".

Circostanza sostenuta anche da un teste citato nell'ordinanza: "L'impatto è stato inevitabile e violentissimo. La prima ragazza è stata colpita in pieno. Ho visto una gamba o un braccio volare in aria". L'altro passeggero a bordo del Suv racconta i momenti dopo l'impatto. "Pietro ha continuato a guidare per altri

duecento metri circa ma aveva cambiato faccia. Era come un autonoma, non sembrava in sé, anzi sembrava proprio non capire più niente". Infatti poi l'auto si arresta sulla rampa verso la tangenziale e a quel punto i tre si fermano e vanno verso il luogo dell'impatto dove le due ragazzine giacevano in terra

morte.

Nell'ordinanza il gip cita una serie di testimoni secondo i quali la velocità dell'auto guidata da Genovese, che procedeva in considerazione del semaforo verde, "era sostenuta", superiore ai 50 km orari.

(Unioneonline/v.l.)
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