Si riapre l'indagine sulla morte di Veronique Garella, la barista di Chiavari (Genova) di 29 anni travolta e uccisa da un treno la notte tra il 20 e 21 settembre scorso a Cavi di Lavagna.

Se in un primo momento gli inquirenti avevano archiviato il caso come suicidio o incidente dovuto a un incauto attraversamento dei binari, dopo tre mesi emergono nuovi elementi che fanno pensare ad altro.

Le indagini sono ripartite quando il medico legale ha consegnato una relazione in cui parla di lividi sul corpo della donna non compatibili con l'investimento.

Gli agenti della squadra mobile di Genova hanno ricostruito quanto successo un'ora prima della morte e hanno scoperto che la ragazza aveva trascorso la serata in un bar dove era arrivata insieme a un'amica. A notte fonda le due avevano iniziato a litigare, con ogni probabilità per questioni di gelosia nei confronti di un ragazzo conteso tra le due.

A parlare del litigio erano stati alcuni testimoni che avevano assistito alla scena fuori dal locale. Le urla, qualche spintone. Infine la barista che si allontana e dopo un'ora l'incidente sui binari.

La sua amica aveva ventilato l'ipotesi del suicidio: "Era un periodo particolare per lei", aveva detto subito dopo la tragedia, anche se la cosa non ha trovato conferme.

La Procura di Genova ora indaga per omicidio volontario, con nuovi interrogatori e nuove analisi sul corpo della giovane, da cui sono stati prelevati altri campioni biologici.

(Unioneonline/D)
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