Ha ucciso la compagna, ma secondo i giudici d'appello in quel momento era "incapace di intendere e volere".

Gli è stata riconosciuta la seminfermità mentale: per questo a Francesco Carrieri, direttore di banca romano, è stata praticamente dimezzata la pena rispetto alla sentenza di primo grado: 16 anni di reclusione, non più 30.

La Corte ha disposto per l'uomo anche tre anni di ricovero in una Rems, una di quelle strutture sanitarie d'accoglienza per condannati affetti da disturbi mentali.

I FATTI - Carrieri il 1 maggio 2017 ha ucciso la compagna Michela Di Pompeo, insegnante di 47 anni, nella sua abitazione di via del Babuino, in pieno centro della Capitale. Al culmine di una lite, l'ha colpita con un peso da palestra, non lasciandole scampo. La donna è morta sul colpo.

È stato lo stesso uomo ad ammetterlo: "Quella sera eravamo rientrati da un weekend fuori. Presi il suo telefono per vedere i messaggi, era la prima volta che glielo controllavo, lo avevo fatto per leggere cosa diceva della mia malattia con le sue amiche, quale era il suo giudizio nei miei confronti, ma non ho trovato niente d'importante. Alle 5 del mattino la svegliai, le dissi che non volevo tornare al lavoro e ci fu una lite perché lei non era d'accordo. Dicevo tra me e me 'non sono un assassino', ma invece l'ho colpita. Non sapevo se fosse viva o morta, ma sono andati dai carabinieri a costituirmi. Non so perché le ho fatto del male".

Secondo i periti nominati dai giudici d'appello l'uomo al momento dei fatti "versava in condizioni tali da almeno grandemente scemare la capacità d'intendere e volere". Di qui la pena dimezzata, contro cui non è tuttavia escluso il ricorso in Cassazione.

(Unioneonline/L)
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