Quando i suoi genitori hanno scoperto che era affetto da una rarissima patologia della pelle - l'Ittiosi Arlecchino, che colpisce un neonato su un milione causando una grave e cronica desquamazione della pelle - lo hanno abbandonato subito dopo la nascita.

Da quel momento Giovannino, che oggi ha appena quattro mesi di età, vive nell'ospedale ostetrico-ginecologico Sant'Anna di Torino, dove è stato curato nella fase più critica della malattia. Ora sta bene, anche se le aspettative di vita restano molto basse, e ha bisogno di una famiglia come tutti i bambini.

E così in queste ore è scattata una gara di solidarietà, tra chi, in tutta Italia, si sta proponendo per l'affido o l'adozione del neonato. E la Piccola Casa della Divina Provvidenza, anche conosciuta come Cottolengo, si è dichiarata disponibile ad accogliere il piccolo.

"Vorremmo pensare a un'accoglienza degna del valore infinito della tua esistenza, con tutto ciò che sarà necessario e nelle modalità che richiede una situazione particolare come la tua - scrive il padre generale della Casa, don Carmine Arice, in una lunga lettera indirizzata proprio al piccolo -. Una casa con persone che ti vogliono bene e si prendono cura di te fino a quando non sarà necessario".

Il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, ringrazia "padre Carmine. La Regione - scrive sui social - sarà al vostro fianco. Giovannino, il Piemonte è con te".

Le richieste devono passare al vaglio della Casa dell'Affido del Comune e del Tribunale dei minori. "La selezione dev'essere accurata - spiega Daniele Farina, direttore del reparto di Terapia Intensiva Neonatale del Sant'Anna -. Il bambino dev'essere cosparso di crema idratante e olio più volte al giorno e non deve assolutamente stare alla luce del sole. Ho grande rispetto per chi deciderà di prendersene cura, perché questa patologia comporta un grosso impegno".

"Quella dei genitori è stata una decisione difficile, devastante, che io, per principio, non giudico - sottolinea Farina -. Probabilmente hanno avuto paura di non riuscire a gestirlo, di non poter fare fronte alle spese economiche. Però gli hanno donato la vita, ora noi gli troveremo una famiglia".

(Unioneonline/D)
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