Una tragedia che risale a tre anni fa quella di Valentina Miluzzo. La giovane donna, 32 anni, è morta il 16 ottobre 2016 all'ospedale Cannizzaro di Catania, quando era al quinto mese di gravidanza, con i due gemellini che portava in grembo.

Si poteva evitare secondo i genitori della ragazza, che puntano il dito contro i medici obiettori, che non la fecero abortire causando la morte.

Sono sette i medici del reparto di ginecologia e ostetricia a processo per concorso in omicidio colposo plurimo.

"Oggi sarebbe viva, l'ha detto anche un cardinale che in quel caso bisognava occuparsi della madre e non dei piccoli", hanno detto i genitori davanti al giudice.

Un racconto drammatico: "Siamo vittime di ignoranza e negligenza. Ricordo ancora l'invocazione accorata: 'Mamma sto morendo'. E ricordo le parole del medico di turno: 'Fino a quando sento battere i cuoricini non posso intervenire perché sono obiettore'".

Nell'inchiesta, precisa il primario Paolo Scollo, non si contesta il fatto che i medici siano obiettori: "Abbiamo un collega esterno che chiamiamo per le interruzioni di gravidanza: e non esiste lista d'attesa, zero giorni. Purtroppo Valentina è deceduta per una sepsi che l'ha uccisa in 12 ore e che non siamo riusciti a contrastare".

Il papà della 32enne ha rivelato un altro mistero, inquietante, legato alla vicenda: "Hanno nascosto i risultati del tampone fatto due giorni prima che morisse. È la prova che l'infezione era individuata e che bisognava intervenire. Ma il documento era sparito, è stato ritrovato perché un'anima buona lo ha inviato anonimamente all'avvocato. E nel frattempo era comparso un altro esame fatto secondo il referto alle 14 del 15 ottobre (il giorno prima della morte, ndr) con esito perfetto. Ma è falso, perché a quell'ora eravamo con nostra figlia e nessuno fece il prelievo".

(Unioneonline/L)
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