"Dan Johnson (il protagonista di Miami Vice, ndr) era il mio guru: così bello, così giovane e così pieno di vita. Il telefilm proponeva una visione aperta della realtà, il fascino di una Ferrari bianca. Nella mia testa ero uguale a lui. Volevo stupire e per avere gli occhi addosso mi mettevo le cose più vistose, la punta è stata quando mi sono presentato in discoteca con la tuta da sub".

Pietro Maso si racconta. Torna a parlare in televisione l'autore di uno dei crimini più efferati che si ricordino in Italia: il 17 aprile 1991, con l'aiuto di tre amici, Maso (allora 19enne), uccise il padre Antonio e la madre Maria Rosa nella loro casa di Montecchia di Crosara (Verona).

Il motivo? Aveva bisogno di soldi per fare la bella vita, voleva entrare in possesso dell'eredità: "Dovevo avere sempre il portafogli pieno, non ero mai soddisfatto".

Dopo l'omicidio "ridevo, ma ero morto dentro", racconta.

Pietro Maso ricostruisce anche quanto accaduto quella sera: "Ci siamo caricati con la canzone di Phil Collins per Miami Vice. Avevamo indossato delle maschere da diavolo. Tutti tranne me, io la maschera ce l'avevo già". Poi il massacro, in quattro colpiscono ripetutamente i genitori di Maso con spranghe e padelle e cercano di soffocarli. Ricorda ancora "il silenzio e l'odore di sangue spaventoso" che c'era alla fine, Maso.

Condannato a trent'anni, Maso esce nel 2012, dopo averne scontati 22. Entra nel tunnel della cocaina e per disintossicarsi viene ricoverato in una clinica. Le sorelle vengono messe sotto scorta in seguito a delle intercettazioni in cui lui le minaccia.

Nell'intervista in onda questa sera rivela di aver ricevuto anche una telefonata da Papa Francesco, a cui aveva scritto per chiedere perdono a Dio: "Non ci credevo. Mi ha anche chiesto di pregare per lui. Il Papa che chiede a me, l'ultimo, il maledetto, l'assassino, il mostro, di pregare per lui".

(Unioneonline/L)
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