Era la mattina del 21 ottobre 2018 quando, in una zona di campagna, alla periferia di Sesto Fiorentino, in via dei Grilli, all'altezza del numero 5, Fabrizio Barna impugnò la sua pistola Beretta ed esasperato dai rumori che provenivano dalla casa colonica in ristrutturazione vicino alla sua abitazione freddò con un colpo alla carotide Salvatore Andronico, pensionato, e con sette colpi, al volto, alle braccia, alle gambe e al torace, il figlio Simone, ingegnere meccanico, entrambi residenti a Sesto Fiorentino.

L'autore del delitto, un disoccupato che qualche anno prima si era licenziato dal suo posto di lavoro di commesso in un supermercato, era stato arrestato subito dai carabinieri senza opporre resistenza.

Oggi, per lui, la condanna all'ergastolo per i fatti commessi.

Barna, che era entrato in una depressione dopo la scomparsa dei genitori (la madre era morta nel 2008 e il padre nel 2012) e che è rinchiuso dal 2018 nel carcere fiorentino di Sollicciano, aveva dichiarato ai carabinieri: "Non sono pentito di quello che ho fatto, ho fatto bene".

(Unioneonline/v.l.)
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