Un tema complesso, che non mette d'accordo tutti, a rischio "pendio scivoloso".

Così il Comitato nazionale per la bioetica tratta il suicidio assistito in un documento nato in seguito alla questione sollevata alla Corte Costituzionale dalla Corte di Assise di Milano sul caso di Marco Cappato e Dj Fabo.

Il parere sembra mostrare una prima apertura alla pratica del suicidio assistito, "diverso dall'eutanasia", anche se il presidente Lorenzo D'Avack frena: "Nasce con l'idea di dare informazioni chiare sui pro e i contro di un'eventuale legislazione sul suicidio assistito. Non dunque un'apertura alla legalizzazione del suicidio assistito, ma piuttosto un valido strumento per indicare nodi, criticità e ed elementi positivi al legislatore, che potrebbe avere un approccio favorevole ma anche contrario" al tema.

Il documento si sofferma sul significato dell'aiuto al suicidio assistito, sulle sue modalità di attuazione, su analogie ma anche "importanti differenze" con l'eutanasia, sintetizza D'Avack, e sui temi etici più rilevanti e delicati attinenti alla richiesta di suicidio assistito: l'espressione di volontà della persona; il consenso informato, i valori professionali e la deontologia del medico e degli operatori sanitari.

Ma tiene conto di tutti i pareri, anche di chi teme il rischio "pendio scivoloso", ossia "che, nonostante paletti e criteri molto attenti - spiega D'Avack - una simile legge potrebbe un domani aprire a ipotesi non previste, come ad esempio il via libera al suicidio assistito per minori e soggetti non capaci di intendere e di volere".

Alcuni membri del Cnb sono "contrari alla legittimazione, sia etica che giuridica, del suicidio medicalmente assistito", e "convergono nel ritenere che la difesa della vita umana debba essere affermata come un principio essenziale in bioetica", si legge nella nota diffusa dal Comitato.

Altri "sono favorevoli sul piano morale e giuridico alla legalizzazione del suicidio medicalmente assistito sul presupposto che il valore della tutela della vita vada bilanciato con altri beni costituzionalmente rilevanti, quali l'autodeterminazione del paziente. Un bilanciamento che deve tenere in particolare conto le condizioni e procedure che siano di reale garanzia per la persona malata e per il medico".

Malgrado queste posizioni divergenti, il Comitato è arrivato alla formulazione di sei raccomandazioni condivise, auspicando innanzitutto che in qualunque sede avvenga il dibattito sull'aiuto medicalizzato al suicidio "si sviluppi nel pieno rispetto di tutte le opinioni al riguardo, ma anche con la dovuta attenzione alle problematiche morali, deontologiche e giuridiche costituzionali che esso solleva e col dovuto approfondimento che una tematica così lacerante per la coscienza umana esige", si legge nel testo.

(Unioneonline/D)
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