Assolto.

Stefano Binda, l'unico imputato a Milano nel processo d'appello per l'omicidio di Lidia Macchi, uccisa a coltellate il 29 gennaio del 1987 in un bosco di Cittiglio, in provincia di Varese, è stato giudicato non colpevole.

Per questo la Corte d'Assise ha disposto la sua scarcerazione immediata dal penitenziario di Busto Arsizio, in cui trova da tre anni.

Il 51enne - ex compagno di scuola di Macchi e come lei all'epoca vicino a Comunione e Liberazione - era stato arrestato il 15 gennaio del 2016 e condannato in primo grado all'ergastolo.

Nello stesso anno era stata disposta la riesumazione del cadavere della giovane.

"Abbiamo sempre atteso e aspettato per 32 anni sperando che prima o poi si sapesse la verità, Lidia non ce la restituisce nessuno e neppure questi anni senza di lei. Anche adesso vogliamo sapere la verità su quello che è accaduto quella sera, è una cosa che chiunque vorrebbe sapere", il primo commento di Stefania Macchi, sorella della vittima, dopo la lettura della sentenza.

Nelle carte dell'inchiesta sul caso era stato citato anche un prete di origine sarda, don Giuseppe Sotgiu, che all'epoca dei fatti era ancora laico.

Il principale indizio di colpevolezza utilizzato contro Binda era un componimento dal titolo "In morte di un'amica", di cui l'uomo sarebbe l'autore secondo una testimone.

La poesia era stata trovata in una lettera anonima recapitata ai genitori di Macchi pochi giorni dopo la sua scomparsa.

(Unioneonline/F)
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