A quasi quarant'anni dalla strage di Bologna, l'attentato avvenuto il 2 agosto 1980 nella stazione del capoluogo emiliano in cui morirono 85 persone, è stato ritrovato il presunto interruttore che innescò la bomba.

Questa la possibile svolta nelle indagini dopo la nuova perizia disposta dalla Corte di assise nel processo a carico dell'ex Nar Gilberto Cavallini e depositata dagli esperti del Ris di Roma.

Secondo quanto emerso, Con l'esplosivo detonato "viaggiava almeno un detonatore. L'involucro (una valigia o una borsa da viaggio) conteneva già tutto quanto serviva per fare un ordigno".

La deformità riscontrata nell'interruttore ritrovato "lo fa ritenere molto vicino all'esplosione. In una sala d'attesa ferroviaria, secondo chi scrive, non aveva alcuna ragione di esserci", si legge nella relazione.

Per quanto riguarda il sistema di innesco, gli esperti scrivono: "A livello solo probabilistico, riteniamo che l'ordigno potesse essere collegato ad un timer di tipo meccanico, quale un temporizzatore da forno oppure una banale sveglia meccanica o anche un orologio da polso".

Si tratterebbe di un "prodotto di qualità molto bassa" con una "levetta on/off pare essere di tipo comune. Non riporta alcuna scritta identificativa ed è simile ad alcune usate nell'industria automobilistica per attivare, ad esempio, luci o tergicristalli".

La perizia conferma inoltre l'ordino era costituito essenzialmente da Tnt e T4 "di sicura provenienza da scaricamento di ordigni bellici e da una quantità apprezzabile di cariche di lancio (che giustifica la presenza di nitroglicerina e degli stabilizzanti rinvenuti)".

(Unioneonline/F)
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