Non si placa la bufera su Luigi Di Maio, travolto da un'inchiesta de Le Iene sull'azienda edile della famiglia.

Dopo il caso di Salvatore Pizzo, l'operaio che lavorò in nero per la ditta del padre a Pomigliano d'Arco, l'accusa per il vicepremier è di aver lavorato lui stesso in modo non regolare come muratore.

"Quando ho lavorato per l'azienda di mio padre ero segnato regolarmente" con un contratto e "esibirò tutti i documenti del caso" si è difeso il vicepremier Luigi Di Maio a Di Martedì su La7.

"In quel periodo non avevo chissà quale rapporto con mio padre - ha aggiunto - e non ero socio dell'azienda. Lo sono diventato cinque anni fa, quando ero già deputato della Repubblica ed ero a Roma. Se mio padre ha sbagliato dieci anni fa prendo le distanze da quel comportamento, non da mio padre a cui voglio bene. Io non ero a conoscenza di questo fatto, se lo avessi saputo non l'avrei tenuto nascosto".

IL CASO DI SPOSITO - L'azienda edile che da trent'anni porta avanti il padre di Luigi, Antonio, infatti, prima era intestata alla madre Paolina Esposito, poi è confluita nell'Ardima srl, di proprietà dal 2012 al 50% del ministro e della sorella Rosalba.

E, sempre nell'inchiesta delle Iene, sono spuntate anche altre tre persone che sarebbero state impiegate in nero nell'azienda nel periodo tra il 2008 e il 2010, prima cioè che Luigi Di Maio entrasse nell'assetto proprietario dell'azienda.

La causa di uno di loro, Domenico Sposito, secondo il Corriere della Sera, è stata intentata nel 2013, quando Di Maio era entrato nell'azienda. In primo grado Sposito ha perso, ha rifiutato la mediazione proposta da Antonio Di Maio e ha deciso di andare al secondo grado nel 2020.

Antonio Di Maio nel giorno delle elezioni del 4 marzo (Ansa)
Antonio Di Maio nel giorno delle elezioni del 4 marzo (Ansa)
Antonio Di Maio nel giorno delle elezioni del 4 marzo (Ansa)

RENZI: "CATENA DI ODIO" - La vicenda chiaramente ha richiamato l'attenzione di Maria Elena Boschi e Matteo Renzi, più volte attaccati da Di Maio per la condotta dei rispettivi genitori.

Il vicepremier, sempre a Di Martedì, specifica che il suo caso è ben diverso: "Renzi e Boschi erano coinvolti nelle questioni che riguardavano i loro genitori - ha spiegato -. La Boschi da ministro andava nelle banche, alla Consob, a chiedere aiuto per il padre. Renzi e Lotti si occuparono di Consip".

"Mio padre - ha risposto a distanza la Boschi - ha ricevuto oggi due decreti di archiviazione sulle vicende di Banca Etruria. Il tempo restituisce tutto e la verità alla fine arriva. Eppure ancora ieri pur di difendere Di Maio, migliaia di profili Facebook, Twitter, Instagram mi hanno insultata, diffamata, persino minacciata. Aspetto il giorno in cui finalmente sarà scritta la vera storia delle crisi bancarie in Italia e si capirà la strumentalizzazione squallida che è stata fatta sulla questione Banca Etruria".

"In questi anni ho subito un'aggressione mediatica senza precedenti. Non auguro a nessuno di vivere ciò che ho patito io, neanche alla famiglia Di Maio: spero solo che i Cinque Stelle capiscano che la giustizia è una cosa diversa dal giustizialismo. E che l'odio è come un boomerang, prima o poi torna indietro".

"Il Di Maio che getta fango e odio su di noi - le parole di Matteo Renzi - oggi si rende conto che tornano indietro e l'odio fa male e il fango fa schifo: fermatevi con questa cultura barbara che mette le persone in bella vista pronte a prendere insulti e sputi sui social".

"Noi siamo fuori da questo, io non ti attacco per quello che fa tuo padre ma per quello che fai tu - ha aggiunto il senatore del Pd -. Ma questa catena di odio e fango fa male all'Italia. Siete vittime del clima che avete creato, chi di odio ferisce di odio perisce. Basta attaccare sul personale, fatevi un esame di coscienza, ne avete bisogno".

(Unioneonline/D)
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