"Assolta perché il fatto non costituisce reato".

Questo il verdetto dei giudici al termine dell'udienza finale del processo a Virginia Raggi, imputata, con rito abbreviato, con l'accusa di falso ideologico in atto pubblico per la nomina di Renato Marra, fratello del suo ex braccio destro Raffaele, a sua volta indagato per abuso d'ufficio.

Ascoltando la sentenza la prima cittadina di Roma è scoppiata in lacrime: "Sono stati spazzati via due anni di fango", il suo primo commento.

La procura, pur riconoscendo le attenuanti, aveva chiesto la condanna a dieci mesi di carcere per la Raggi che secondo l'accusa ha mentito per difendere il capo del personale, suo strettissimo collaboratore: "Era l'uomo che faceva girare la macchina del Campidoglio e per questo andava protetto", dice nella requisitoria il procuratore aggiunto Paolo Ielo che prosegue: "Un'indagine per abuso di ufficio su Marra poteva portare, a cascata, a un'indagine sulla sindaca e per il codice etico M5S allora in vigore, Raggi a quel punto rischiava di doversi dimettere".

Uno spettro, quello delle dimissioni, che ora si allontana.

Secondo il codice etico M5S, infatti, qualunque "portavoce" eletto deve lasciare l'incarico se condannato in primo grado di giudizio. Ed è quello che il sindaco avrebbe dovuto fare.

L'assoluzione, invece, la salva.

Anche Luigi Di Maio non aveva fatto sconti: "Per quanto riguarda il sindaco di Roma, io non conosco l'esito del processo, ma il nostro codice di comportamento parla chiaro e lo conoscete".

Ora esulta anche lui: "Virginia siamo sempre stati con te", il suo commento. Poi l'affondo contro i "giornalisti infimi sciacalli" che a suo dire avrebbero speculato sulla vicenda giudiziaria che ha coinvolto la numero uno del Campidoglio.

Ancor più duro Alessandro Di Battista, che in un post su Facebook definisce i giornalisti italiani "pennivendoli" e "puttane che si prostituiscono non per necessità ma per viltà".

(Unioneonline/D-l.f.)
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