Confindustria Sardegna Meridionale lancia un appello al governo per salvare la fabbrica di bombe Rwm Italia, con sede a Ghedi (Brescia) e stabilimento a Domusnovas, sollecitando un intervento di "riequilibrio", rispetto alla revoca delle licenze per l'esportazione di bombe d'aereo verso l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti.

"Rilevato come per gli armamenti destinati ad altri scenari internazionali altamente critici si siano utilizzati altri metri di valutazione e che si sia al contempo sottovalutato il miglioramento di una situazione specifica che non giustificherebbe l'inopinata revoca delle licenze di esportazione già rilasciate - scrive l'associazione degli industriali - occorre ora un urgente e responsabile intervento politico ed istituzionale, dello Stato fortemente sollecitato dalla nostra Regione, affinchè venga riequilibrato senso, effetto e parzialità della decisione assunta".

Secondo Confindustria, infatti, "la scelta politica sull'attività della Rwm, fortemente discriminatoria e strumentale verso questa società e verso la Sardegna, rischia di vedere pesantemente compromessa un'altra importante attività industriale, con effetti gravissimi sul piano economico ed occupazionale".

Con lo stop alla Rwm Italia, "che ha sempre operato nell'assoluto rispetto delle normative vigenti e degli impegni assunti ed autorizzati dal Governo, occupata in nuovi rilevanti investimenti nel territorio e ad assicurare lavoro diretto ed indotto ad alta qualificazione e specializzazione, viene - secondo Confindustria - pregiudicata nella nostra sola regione una industria del comparto difesa, da salvaguardare sul piano produttivo e comunque strategica su quello geopolitico nazionale ed europeo. Questo, in una parte del territorio sardo, il Sulcis-Iglesiente, notoriamente sempre più povero di aziende ed affamato i posti di lavoro".

Gli industriali vanno anche all'attacco di quelle che chiamano "provocatorie ipotesi di riconversione produttive" che - osservano - "risultano ridicole, in quanto impercorribili e velleitarie, per investimenti, competenze, tecnologie, attrezzature industriali e mercati totalmente alternativi e diversi rispetto agli attuali: auspicare la riconversione equivale dunque a promuovere la chiusura dello stabilimento".

(Unioneonline/F)
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