Sparire nel nulla a 23 anni, scomparire senza che nessuno muova un dito, manifesti solidarietà a una famiglia distrutta, collabori alle indagini o urli al mondo intero il suo sconcerto. Sì, perché in queste giornate di isolamento è accaduto un fatto gravissimo e nel Sulcis sembra che nessuno se ne sia accorto.

Fabio Serventi, un giovane di Perdaxius è scomparso dal 21 marzo scorso e da prima di Pasqua il suo presunto assassino è in una cella del carcere di Uta.

La frazione di Is Ergois e, nello sfondo, la casa dei nonni di Fabio Serventi (archivio L'Unione Sarda - Murru)
La frazione di Is Ergois e, nello sfondo, la casa dei nonni di Fabio Serventi (archivio L'Unione Sarda - Murru)
La frazione di Is Ergois e, nello sfondo, la casa dei nonni di Fabio Serventi (archivio L'Unione Sarda - Murru)

Presunto perché ci sono gli elementi raccolti dai carabinieri e le intercettazioni in cui lui racconta agli amici di essere l'autore di un delitto atroce, di un'esecuzione eseguita per una manciata di euro promessi e mai avuti, ma il corpo di Fabio non è ancora stato ritrovato.

"Solo io so dove si trova, non lo troveranno mai", ha confidato ai suoi amici Andrea Pinna, il trentaquattrenne di Perdaxius, arrestato il 10 aprile con le terribili accuse di omicidio e occultamento di cadavere (è difeso dall'avvocata Barbara Fenu).

Da quando i carabinieri hanno bussato alla sua porta, nella frazione di Narca,o Is Aios, Pinna si è rimangiato tutto, ha detto di essersi inventato l'omicidio per "spacconeria" e di non avere idea di che fine abbia fatto Fabio Serventi. Ma non ha saputo ancora dare risposte credibili sulla moto del ragazzo, di cui la famiglia Serventi ha denunciato la scomparsa, che lui ha cercato di vendere in una lunghissima notte, proprio nelle ore in cui il giovane di Perdaxius era scomparso.

Non è stato credibile nemmeno quando ha detto che le tracce di sangue nella sua automobile erano di una lepre che aveva investito proprio nelle ore in cui un ragazzino spariva per sempre dalla frazione di Is Ergois dove viveva insieme ai nonni, poco lontano dai genitori, Daniele Serventi e Marcella Ballisai che, a causa delle restrizioni dovute al Covid-19, non hanno potuto battere palmo a palmo il Basso Sulcis come avrebbero voluto. E poi ci sono quelle intercettazioni, quelle frasi terribili, quel racconto in cui lui mima l'omicidio, compiuto con un coltello a pancia tonda. Tre suoi coltelli sono stati recuperati dagli inquirenti che, guidati dal pm Luca Forteleoni, stanno indagando dal giorno in cui il letto di Fabio è rimasto vuoto e ora si attendono i risultati degli esami effettuati da chi è anche chiamato a stabilire se le tracce di sangue trovate nell'auto di Andrea Pinna (che dal giorno dell'udienza di convalida dell'arresto si è avvalso della facoltà di non rispondere) siano o meno la prova della sua colpevolezza.

Il problema è che intorno a queste ipotesi, a queste domande rimaste sino a ora senza risposta, c'è un silenzio assordante e l'isolamento causato dal coronavirus non può essere un'attenuante. Nessuno parla anche se appare poco credibile che nessuno sappia nulla. Nessuno offre elementi utili alle indagini anche se non può essere possibile che Andrea Pinna abbia fatto tutto da solo premeditando il delitto perfetto.

I genitori di Fabio Serventi (archivio L'Unione Sarda - Murru)
I genitori di Fabio Serventi (archivio L'Unione Sarda - Murru)
I genitori di Fabio Serventi (archivio L'Unione Sarda - Murru)

I genitori di Fabio, rappresentati dall'avvocato Gianfranco Trullu, che è anche sindaco della piccola comunità di Perdaxius, hanno lanciato un appello accorato nei giorni immediatamente successivi alla scomparsa ma nessuno ha risposto. Nessuno ha dato una speranza a una madre distrutta dal dolore, schiacciata dalla consapevolezza che il corpo di suo figlio è stato abbandonato chissà dove, senza che lei abbia potuto proteggerlo e dargli l'ultimo bacio. Eppure tante persone che conoscevano Fabio lo hanno frequentato sino al giorno della sua scomparsa. Nonostante le misure anti Covid-19 i ragazzi della sua cerchia si vedevano, facevano spuntini insieme, parlavano. Possibile che nessuno possa fornire elementi utili alle indagini? Idem per Andrea Pinna. Nei giorni successivi al presunto omicidio si è mosso tra Narcao, Perdaxius, Carbonia, Sant'Antioco e forse si è spinto sino a Cagliari. Ha frequentato gli amici, la fidanzata, si è mosso indisturbato senza nemmeno porsi il problema del rischio contagio che ha barricato in casa tutti. Ora l'auspicio della famiglia è che, finita la fase dell'isolamento forzato, questa tragedia che hanno vissuto tra quattro mura possa convincere qualcuno a parlare: è morto un ragazzino, chi fino a oggi ha fatto finta che questo orrore non sia mai iniziato non può tacere per sempre.

Il vdieo appello della mamma di Fabio Serventi

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