Sono tante le problematiche che il Parco Geomineraio Storico e Ambientale della Sardegna deve affrontare e il presidente, Tarcisio Agus, è deciso a portarle all'attenzione di tutte le istituzioni che tanto potrebbero fare per il rilancio di questo importante organismo. Primo fra tutti il ministro dell'Ambiente Sergio Costa al quale Agus ora rivolge un appello per un suo personale interessamento e in vista di una possibile audizione.

Il Parco, come ricorda Agus, si estende su un territorio di 3.500 chilometri quadrati con, al suo interno, 86 comuni, con ambiti di grandepregio naturalistico ed ambientale. Il presidente ricorda anche che all'interno del parco sono presenti ben 6.739 ettari di aree inquinate, dovute alle pregresse attività minerarie, con 1.947 fabbricati, suddivisi in 743 civili, di cui numerosi di alto pregio architettonico. Nell'elenco ci sono le direzioni delle miniere, gli ospedali e le foresterie, complessi industriali, centinaia di ruderi e 367 aree di fabbricati demoliti "che con l'andar del tempo - dice Agus - andranno sempre più aumentando" Tanto si potrebbe fare, ricorda al ministro Costa, perché, "Se per un verso gli interventi relativi al programma delle bonifiche ambientali, finanziate dal suo Ministero, muovono i primi passi, dopo venti anni dalla legge istitutiva del Parco, restano ancora al palo il recupero del vasto patrimonio immobiliare, costituito da diversi borghi minerari, con rilevante valore storico, culturale ed ambientale che potrebbero esser recuperati e destinati a finalità sociali, culturali e produttive. Su tale patrimonio - continua - il Parco negli anni ha investito alcune risorse dei trasferimenti annuali, peraltro dimezzati nel corso di questi anni e relativi a degli avanzi di amministrazione. Una goccia d'acqua nel mare del bisogno finanziario necessario per il suo pieno recupero prima del suo definitivo disfacimento".

Il presidente del Parco Geominerario Tarcisio Agus (Archivio Unione Sarda)
Il presidente del Parco Geominerario Tarcisio Agus (Archivio Unione Sarda)
Il presidente del Parco Geominerario Tarcisio Agus (Archivio Unione Sarda)

Uno dei principali problemi sottolineati da Agus, anche in occasione della clamorosa esclusione dalla rete dell'Unesco, è quello del personale che ritiene essere assolutamente insufficiente: si parla di soli sette dipendenti, di cui 3 a tempo pieno e 4 in servizio part time.

Decisamente pochi se si vuole davvero parlare di rilancio: «Attualmente puntualizza Agus - al Parco è riconosciuta una pianta organica di 13 unità, ma per il blocco delle assunzioni non ci è possibile disporre pienamente neanche di quanto la pianta organica ci riconosce. La gestione di un piano di sviluppo su un territorio vasto 3.500 kmq, con le finalità assegnateci meriterebbe una maggior attenzione sia di risorse finanziarie che di personale" Ad avvalorare il suo ragionamento Agus fa un confronto con altri Parchi nazionali: il Parco 5 Terre, con una superficie di 38,6 chilometri quadrati conta su 12 dipendenti e il Parco del Cilento, che si estende su 1.781 chilometri quadrati dà lavoro a 40 persone. I sette dipendenti del Geoparco, accanto a tali numeri, vuole far notare Agus, sono decisamente pochi.

Buggerru, Galleria Henry (Archivio Unione Sarda)
Buggerru, Galleria Henry (Archivio Unione Sarda)
Buggerru, Galleria Henry (Archivio Unione Sarda)

Ma l'analisi prosegue. Il presidente sottolinea che "il Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna, in primo luogo, per i compiti assegnati dal Decreto Istitutivo, non è mai stato equiparato di fatto alle Aree Protette, nonostante al suo interno, oltre alle aree inquinate, siano presenti vasti territori caratterizzati da paesaggi eterogenei, abitati da varie specie animali e vegetali".

Agus parla di una "situazione ibrida" che, a suo parere,potrebbe essere risolta, riconoscendone la tipologia, quale Consorzio assimilato agli Enti di cui alla legge 9 Maggio 1989, n.168, ed inserendolo con le Università nei programmi di ricerca previsti dalla legge 168".

Visitatori nelle miniere di Carbonia (Archivio Unione Sarda)
Visitatori nelle miniere di Carbonia (Archivio Unione Sarda)
Visitatori nelle miniere di Carbonia (Archivio Unione Sarda)

Peraltro il parco già collabora, sin dal suo insediamento, con le Università di Cagliari e Sassari che fanno parte del parco insieme ai Comuni e agli Enti regionali. "In particolare - puntualizza - credo interessante e proficua l'opera avviata con il Comitato Tecnico Scientifico del Parco, nell'ambito delle bonifiche ambientali, ove siedono, il soprintendente regionale, docenti universitari ed esperti di sperimentata competenza in svariate aree disciplinari". Grazie a questi esperti il parco si sta occupando del recupero ambientale delle aree minerarie dismesse, portando importanti contributi di natura tecnica e scientifica, perché le discariche minerarie e gli ambienti minerari non siano più un grave danno all'ambiente ed alle popolazioni residenti, ma possano diventare risorsa. Tra le proposte più recenti Agus ricorda il progetto, oggi all'esame di Invitalia, denominato "TouRemine" "un progetto pilota che si propone il ricupero, la bonifica e l'infrastrutturazione di numerose realtà entro l'ambito del Parco, per un decisivo risanamento e fruizione ambientale, nonché per un nuovo processo sviluppo socio economico". Agus ricorda al Ministro anche l'importanza di un altro progetto già in atto tra l'università e gli enti regionali, in particolare con la Carbosulcis. Si tratta del progetto "Aria" per la realizzazione di un impianto sperimentale per la produzione isotopi, ma anche il recupero delle "Terre rare" o la sperimentazione su fertilizzanti e disinquinanti ecologici.

Insomma, sono tante le potenzialità del Parco ma - ribadisce Agus al Ministro - "solo se messo nelle condizioni di operare".
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