Dalla Sardegna ai monti dell'Atlante a bordo di una Panda.

Sull'asse Narcao-Ortueri parte l'avventura di due piloti sardi alla "Panda Raid 2020", dodicesima edizione della competizione amatoriale che, partendo da Madrid, in Spagna, si concluderà a Marrakech, in Marocco, dopo circa 3.500 durissimi chilometri di steppe, deserto e montagne.

Un'impresa sportiva ma soprattutto una missione benefica e umanitaria per il primo equipaggio sardo della storia della corsa che, a bordo dell'utilitaria, porterà aiuti e materiale didattico da distribuire ai bambini dei villaggi poveri attraversati.

Sul ponte sollevatore, all'interno dell'officina della famiglia Nonnis, a Narcao, c'è una Fiat Panda Trekking bianca del 1995, 1.100 di cilindrata.

I lavori per renderla in grado di affrontare piste sterrate e sabbiose del Marocco procedono di gran lena. La gara, in programma dal 6 al 14 marzo 2020, richiede che ogni dettaglio sia studiato alla perfezione. Del resto, per una competizione riservata esclusivamente alla piccola utilitaria (ammessa anche la versione spagnola della Seat Marbella) prodotta dal 1984 al 2003, nulla può essere lasciato al caso.

Così come l'intesa nata anni fa sulle piste di rally tra Igor Nonnis, 33 anni, meccanico di Narcao, e Fabrizio Musu, ingegnere di 41 anni, originario di Ortueri, nel Mandrolisai, ma residente a Cagliari. Una complicità così forte da accendere i motori di una nuova e affascinante avventura.

"Gli avevo chiesto se avesse tra le mani una Panda 4x4 d'occasione e lui, di rimando, - racconta divertito Musu - mi ha chiesto se per caso volessi fare il Panda Raid". E da lì il passo è stato breve.

"Abbiamo inoltrato la richiesta e un paio di mesi fa ci hanno confermato l'iscrizione", aggiungono i due portacolori della Porto Cervo Racing, scuderia che li seguirà dal punto di vista tecnico-sportivo.

Dovranno vedersela con quasi 400 equipaggi provenienti da ogni angolo d'Europa (una ventina italiani), pronti a sfidare i 3.500 chilometri (7 tappe, senza strumenti di navigazione) che separano Madrid da Marrakech e loro, senza alcuna assistenza, potranno contare solo su road book e bussola.

Gli equipaggi saranno seguiti dal team dell'organizzazione: oltre 70 persone (tra cui medici e assistenti sanitari) con elicottero e camion per supporto logistico e campo base.

"Cosa ci ha spinto a partecipare? Lo spirito d'avventura, la sfida di arrivare al traguardo. Ma soprattutto - raccontano - lo scopo solidale e umanitario di una corsa internazionale amatoriale unica nel suo genere".

Una gara che negli anni ha contribuito alla realizzazione di una scuola bioclimatica primaria ad Ait Ahmed, la promozione dell'apicoltura e il mantenimento delle biodiversità nella foresta di Mesguina, sull'Atlante occidentale. Ma che comporta anche importanti investimenti per la preparazione del mezzo e i trasferimenti. "In tanti ci stanno aiutando. Ma chi vuole può sempre darci una mano".
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