Non c'è due senza tre.

Lo hanno riportato anche nel volantino che chiamava alla mobilitazione gli attivisti di "Stop Rwm", tornati oggi per la terza volta in appena tre mesi a compiere un'escursione nei dintorni dello stabilimento bellico con lo scopo di mostrare tutta la loro contrarietà all'attività della fabbrica.

Canovaccio ormai consolidato per i pacifisti che in un'ottantina hanno raggiunto (con diverse modalità e partendo da varie località) quello che loro stessi hanno ormai ribattezzato "Belvedere Yemen", una piccola pineta che guarda alla parte posteriore del grande stabilimento bellico.

Toni festosi e manifestazione come al solito pacifica, anche se non è mancata qualche piccola contestazione da parte di alcuni residenti.

A subirle Gianluigi Deiana, insegnante in pensione e direttore della Scuola Gramsci di Ghilarza: "Per carità, - riferisce l'ex docente - niente di che, eravamo un po' in ritardo e parcheggiando la macchina abbiamo sentito qualche rimprovero a noi indirizzato ma niente di eccessivamente spiacevole. Quel che dispiace però è che nessuno dei tanti militari che abbiamo visto a ogni incrocio e punto sensibile abbia pensato di tutelare un minimo anche noi".

"Legittimo tutelare la fabbrica, - afferma l'attivista - altrettanto sacrosanto il diritto di manifestare in sicurezza: in occasione di una precedente iniziativa di protesta la mia macchina era stata imbrattata con della vernice".

Arrivati al Belvedere Yemen i manifestanti hanno dato vita ad attività di osservazione dello stabilimento, caccia al tesoro e altre iniziative, tra cui anche quella di riassumere in vari cartelloni la storia della fabbrica e gli eventi che nell'ultimo periodo l'hanno contraddistinta.

Rosalba Meloni, altra storica attivista, ricorda che il 19 giugno il Tar si esprimerà sul ricorso presentato da alcune associazioni pacifiste contro gli ampliamenti della Rwm nel territorio di Iglesias: "In quella data saremo tutti in piazza del Carmine (dove ha sede il palazzo del Tar Sardegna) per ribadire ancora una volta che riteniamo quegli ampliamenti illegittimi e l'attività della fabbrica un ignobile abuso perpetrato ai danni di uno splendido territorio che non può, né deve, essere sacrificato sull'altare dei profitti di un'economia bellica".
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