Il 27 luglio del 2019 un incendio di enormi proporzioni divorava i capannoni delle società In.Ver.Sol ed E' Ambiente.

All'interno bruciavano veleni e sostanze altamente inquinanti: circa 5.600 metri quadri andati in fumo insieme agli additivi per benzine e vernici della In.Ver.Sol e ai rifiuti speciali della E'Ambiente.

A un anno di distanza si contano ancora i danni, a fronte di una situazione di emergenza che ha visto intervenire i diversi enti, tra Comune di Porto Torres, Consorzio, Provincia di Sassari e Arpas.

All'interno delle cisterne sono finiti i residui del materiale liquido fuoriuscito dai capannoni industriali, in seguito alle operazioni di spegnimento del rogo che ha ridotto in cenere le strutture e contaminato le terre circostanti.

"Attendiamo fiduciosi l'esito della magistratura che farà chiarezza sulle eventuali singole responsabilità", aveva detto il sindaco Sean Wheeler. Ma ancora non si conoscono i nomi dei veri responsabili, mentre sono noti i danni e i costi che gravano sul Comune di Porto Torres. Trentamila euro per ogni giorno di sosta, in via Domenico Millelire e poi all'interno del centro intermodale, delle 30 autobotti contenenti i veleni assorbiti dall'incendio, costi a carico dell'amministrazione comunale, addebitati all'ente comunale in attesa di individuare i responsabili sui quali rivalersi.

Un debito fuori bilancio di un milione e 400mila euro che vincola le risorse libere del rendiconto. Spese a carico della comunità sulle quali il sindaco Sean Wheeler lancia un appello: "Il Comune non può essere lasciato solo e i cittadini non devono pagare per le colpe altrui. Va individuato il colpevole dell'incendio e costretto a pagare. Nel frattempo il nostro Ente, che dispone di risorse limitate, deve essere aiutato".
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